Pantaloncini corti, canottiera arcobaleno con su scritto «peace and love», scarpe da ginnastica, fascia in testa tergisudore. Ve lo immaginate voi Michele Santoro insieme a Fiorella Mannoia, Fausto Bertinotti, Luigi De Magistris, Vauro Senesi, Riccardo Scamarcio (e tanti altri) a correre la maratona per la pace da Aosta fino all'isola di Lampedusa? È l'ultima trovata dei pacifisti rossi, degli anti Nato, degli anti Usa guidati dal conduttore televisivo in pensione. Il giornalista torna a farsi sentire e pronuncia «parole proibite» (per usare un suo slogan) per promuovere una staffetta per la pace e dire no (ancora una volta) all'invio di armi a Kiev e puntare il dito contro l'America cattiva di Biden, rea di aver «seppellito l'Europa». L'obiettivo pacifista (fissato per il 7 maggio) è quello di unire il Paese lungo un percorso di 4mila chilometri e piantare una bandierina arcobaleno ogni mille metri. Impresa ardua considerando che, fino ad oggi, sono poco più di 1.500 le persone che hanno dato la propria disponibilità a portare la bandierina. Ma c'è il rischio che il vessillo degli irriducibili non arrivi sull'ultima isola della Sicilia. Il casting per gli atleti e le sentinelle è aperto. «È una cosa molto ambiziosa, sarebbe difficile anche per il Partito Democratico». Riconosce Michele Santoro che, nel corso della conferenza stampa organizzata a Prati, in un pregevole stabile stile liberty nel cuore della Roma bene, ammette che potrebbe essere un test per qualcos'altro. Un partito politico? chiediamo «Perché no? Certo, non lo facciamo dopodomani. Vediamo prima se riesce la camminata. È chiaro che se riusciamo a coprire tutti i chilometri siamo una forza!» esclama. E la forza va «usata», esercitata. Magari per creare un nuovo movimento. Per ora, però, i movimenti politici sono stati solo coinvolti, uno su tutti il Movimento 5 stelle che, si sa, dopo aver votato a favore dell'invio di armi all'Ucraina ora si dice contrario al sostegno militare per aiutare l'esercito ucraino in battaglia. «Si può sempre cambiare idea» dice Santoro che, però, mira ad occupare lo stesso spazio monopolizzato da Giuseppe Conte. «Vedremo in estate» dice il giornalista. Ma bisogna fare presto perché lo spazio dei pacifisti è conteso anche da un'altra ala, quella di Gianni Alemanno. «È un uomo di destra, a difesa della sovranità nazionale degli Stati, compreso quello ucraino» direte voi. Già, dovrebbe essere così. Peccato che l'ex sindaco di Roma abbia spento la fiamma tricolore in favore del «Comitato fermare la guerra». Chissà se anche lui avrà già risposto all'appello spaventato, come Santoro, dalla follia di Putin: «C'è chi dice che i russi non useranno la bomba atomica. Ma ne siamo sicuri? Intanto noi continuiamo a mandare armi, a fare i vassalli degli Usa». Ne sono convinti nel covo di «Servizio Pubblico», l'applicazione messa in piedi dal giornalista. La filosofa Donatella Di Cesare è perentoria: «La situazione è peggiorata con questo governo postfascista che ha sposato il fondamentalismo atlantista». Ma la responsabilità è anche del mondo dell'informazione colpevole, a loro dire, di aver raccontato il conflitto in Ucraina in modo semplice, banale, senza aver dato spazio a chi si dice contrario alla guerra. «Non vorremmo che l'opinione pubblica si svegliasse troppo tardi».
E la minaccia dei pacifisti è chiara: «Non è escluso che da Lampedusa, poi, andiamo fino a Viale Mazzini» - dice Santoro «con il 60% delle persone che non vanno a votare e che, però, sono costretti a pagare il canone». In quel caso porteranno la bandiera della guerra? Intanto, però, si pensa alla staffetta (organizzata dall'ex deputato grillino Cristian Romaniello) che sembra più una catena di Sant'Antonio. Per la pace.
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