Conquistano l'America, specie quella progressista, e le fanno riscoprire il lato glamour e impegnato che gli Stati Uniti adoravano di Lady Diana. Con la loro intervista-bomba a Oprah Winfrey - oltre 17 milioni di telespettatori su entrambe le sponde dell'oceano - Harry e Meghan avranno anche fatto storcere il naso ai sudditi di Sua Maestà nel Regno Unito, ma si sono presi la scena negli States. Se il primo ministro britannico Boris Johnson si è chiuso imbarazzato in un «no comment», dichiarando solamente di avere «massima ammirazione per la regina», il presidente americano Joe Biden ha elogiato tramite portavoce «il coraggio mostrato da Meghan e Harry» e da chiunque sappia «farsi avanti, parlare della propria salute mentale e raccontare la propria storia personale». Se i tabloid continuano a picchiare duro sulla coppia, dando spazio al padre di Meghan che derubrica la paura a corte sul colore della pelle di Archie semplicemente come «stupida» più che «razzista», il regista americano e premio Oscar Michael Moore è lapidario. Chiama «potente» la testimonianza dei due ragazzi, sostenendo che il racconto a cuore aperto sui pensieri suicidi di Meghan «possa salvare delle vite». Poi Moore ripropone e cavalca l'argomento esplosivo: «Il Regno che per primo ha portato qui (in America, ndr) gli schiavi, 400 anni fa, ha visto il suo attuale razzismo regale smascherato in tutta la sua gloriosa brutalità». Le star afroamericane come Serena Williams, amica di Meghan, e la giovane poetessa del giuramento di Biden, Amanda Gorman, non hanno dubbi neanche loro: «È una crudeltà che conosciamo». Ed è la prova che Harry e Meghan sono la coppia perfetta del glamour e dell'impegno sociale ai tempi del Black Lives Matter.
Scusate, cari inglesi, «ma non siete più voi la loro audience», è la sintesi perfetta di Michael Riedel, critico teatrale americano e da vent'anni temuto commentatore del New York Post da Broadway. In un intervento sul Daily Mail, il più feroce e il più venduto dei tabloid britannici anti-Meghan, «l'enfant terrible della stampa newyorchese» spiega bene cosa stia accadendo negli Stati Uniti. È un innamoramento che cresce per la coppia. Ventiquattro anni dopo la morte di Diana, gli americani simpatizzano per quel figlio scapestrato e simpatico, costretto prima a camminare al fianco della bara della madre e poi sbattuto in prima pagina nudo solo perché faceva baldoria in un party a Las Vegas. Un Harry «umano» quanto lo era la madre, ma cambiato e impegnato tanto quanto lo fu Lady D. quando ruppe con «The Firm», la «ditta» reale. «Agli americani Harry e Meghan sono sembrati una coppia adorabile e accessibile il cui carisma era così pericoloso che doveva essere soffocato», spiega Riedel. «Potrebbe essere una recita, probabilmente lo è - aggiunge - ma l'hanno realizzata brillantemente». Se un sondaggio YouGov svelato che il 47% degli inglesi ha reputato «inappropriata» l'intervista-bomba della coppia («appropriata» invece per il 21%), gli americani sembrano essere conquistati dalla forza e insieme dalle debolezze di queste nuove star. «Si sono mostrati fragili, come Diana, che catturò l'immaginazione degli americani e con la quale tutti si schierarono perché la monarchia era imperiosa, remota e crudele», conclude Riedel.
Ma c'è di più. Meghan e Harry sembrano perfetti per un Paese, gli Stati Uniti, lontano da etichette e inchini, un Paese che si è messo alle spalle la monarchia oltre due secoli fa ed è oggi sempre più attratto dalla potenza del racconto come arma di guarigione, personale e collettiva. L'America sposa la parte più giovane, glamour, impegnata e mediatica della Corona.
Meghan ha quello che vuole: potrà essere principessa in casa sua. Harry ha il palcoscenico e il trono che da secondogenito in patria non avrebbe mai avuto. Lo spettacolo dal West End di Londra si sposta a Broadway. Uno spazio pubblicitario si vende 325mila dollari ogni mezzo minuto.
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