Corridoi del grano da Odessa c'è l'intesa Russia-Turchia. (Ma Kiev ancora non si fida)

Sminamento delle acque e sicurezza delle imbarcazioni con rotta da Bosforo e Dardanelli garantiti da Ankara. Kuleba: "Useranno le rotte commerciali per colpirci"

Corridoi del grano da Odessa c'è l'intesa Russia-Turchia. (Ma Kiev ancora non si fida)

Sbloccare i flussi di grano ucraini finiti nel collo di bottiglia di Odessa, nella consapevolezza che la guerra sta offrendo ad alcuni player una preziosa occasione geopolitica per esercitare influenze e per determinare nuovi equilibri mondiali.

Lo schema immaginato da Russia e Turchia per l'uscita delle navi ucraine dal porto sul Mar Nero è pronto e dovrebbe vedere la luce domani in occasione della visita del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ad Ankara. Un triangolo, quello tra Russia, Ucraina e Turchia che ha sollevato molti dubbi di merito e di metodo, soprattutto sul ruolo ibrido di Erdogan ma che, nelle intenzioni, vorrebbe impattare su una delle maggiori conseguenze commerciali del conflitto: assicurare a quel 28% di scambi mondiali di grano di raggiungere le destinazioni previste, anche per impedire una crisi alimentare e sociale che potrebbe scoppiare su tutto il versante nordafricano, già alle prese con la carestia in Libano e con le mire in loco della jihad.

Il piano prevede che la marina turca provveda allo sminamento dello specchio di acque dinanzi a Odessa, al fine di consentire alle navi di prendere il largo e, scortate dalle fregate russe, attraversare Dardanelli e Bosforo. Il tutto con un coordinamento logistico che dovrebbe essere attrezzato a Istanbul, passaggio su cui però si staglia l'assenza dell'Ucraina ai negoziati russo-turchi. Da Kiev infatti non arrivano segni di gradimento in merito, anche perché, come sottolineato dal ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, persiste un problema di fiducia: «Putin dice che non utilizzerà le rotte commerciali per attaccare Odessa. Questo è lo stesso Putin che ha detto al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente francese Emmanuel Macron che non avrebbe attaccato l'Ucraina, pochi giorni prima di lanciare un'invasione su vasta scala contro il nostro Paese - ha twittato - Non possiamo fidarci di Putin, le sue parole sono vuote».

Contrario a un eventuale ruolo della Bielorussia il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che boccia la possibilità di esportare grano attraverso Minsk in treno: «Non siamo pronti a seguire questo formato e aiutare i nostri vicini amichevoli». I corridoi alternativi sono «una possibilità ma non possono sostituire lo sblocco dei porti perché quantità molto inferiori» ha osservato il vicedirettore generale aggiunto della Fao, Maurizio Martina mettendo l'accento su due numeri precisi: 3 milioni di tonnellate di grano e 12 milioni di tonnellate di mais. Ovvero i quantitativi che dovrebbero poter essere esportati dall'Ucraina oltre le 20 milioni di tonnellate bloccate.

Via libera al corridoio russo-turco da Coldiretti, secondo cui il 30% degli scambi internazionali del settore controllati da Russia e Ucraina sgraveranno dal rischio carestia quei paesi «dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l'alimentazione e risentono quindi in maniera devastante dall'aumento dei prezzi dei cereali causato dalla guerra, ma anche per ridurre l'inflazione in quelli ricchi». Secondo l'organizzazione degli imprenditori agricoli la guerra coinvolge gli scambi di oltre un quarto del grano mondiale con l'Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate.

Il blocco dei porti ucraini da parte della Russia sta impedendo l'esportazione di tonnellate di grano, ha twittato il commissario europeo agli esteri Josep Borrell: «La Russia è direttamente responsabile di eventuali carenze nel commercio internazionale di cereali e, invece di porre fine alla sua aggressione, sta attivamente cercando di trasferire la responsabilità sulle sanzioni internazionali. Questa è disinformazione», ha aggiunto.

Non solo grano, l'emergenza agricola e alimentare post invasione dell'Ucraina abbraccia anche altri prodotti come le ciliegie, che a Melitopol hanno un punto nevralgico: si registrano aumenti fino al 40% dei prezzi della frutta sul mercato interno, quindi oltre metà delle ciliegie vendute viene importata.

Grande è la preoccupazione sul raccolti futuri, dal momento che interi territori bombardati non saranno più utilizzabili e altri andranno come minimo bonificati dalle scorie della guerra, con un impatto significativo sulle future dinamiche. Anche il versante africano segue con ansia l'evoluzione sul Mar Nero, come dimostra la visita al Cremlino del presidente dell'Unione africana e senegalese Macky Sall.

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