Corruzione, chiesto processo per il governatore Pd Oliverio

Coinvolti anche l'ex vicepresidente della giunta Adamo e la deputata dem Bruno Bossio. Nel mirino dei magistrati i presunti illeciti su alcuni appalti in Calabria

Corruzione, chiesto processo per il governatore Pd Oliverio

Altri guai giudiziari per il governatore calabrese del Pd, Mario Oliverio. La Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, ha infatti chiesto il processo per il presidente dem, per l'ex presidente della giunta regionale Nicola Adamo e per la moglie di quest'ultimo, la deputata del Pd Enza Bruno Bossio.

Oliverio, Adamo e Bruno Bossio sono accusati di corruzione, con il governatore che risponde anche di abuso d'ufficio. L'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 17 ottobre. La richiesta di rinvio a giudizio arriva in un momento particolarmente delicato per il governatore calabrese. Oliverio, infatti, ha già annunciato la volontà di ricandidarsi per un secondo mandato.

Fino a ora, tuttavia, il Pd ha preferito prendere le distanze e non pronunciarsi ufficialmente. Per il segretario Nicola Zingaretti è una questione scivolosa, visto che Oliverio, in occasione delle primarie di partito dello scorso marzo, era stato uno dei suoi grandi elettori in Calabria.

L'inchiesta “Lande desolate” – che, oltre ai tre politici del Pd, ha coinvolto imprenditori, dirigenti e funzionari della Regione Calabria – riguarda i presunti illeciti relativi alla realizzazione di tre opere pubbliche in Calabria: l'aviosuperficie di Scalea, l'ovovia di Lorica e piazza Bilotti a Cosenza (unica opera portata a termine).
L'indagine, nel dicembre scorso, aveva anche provocato un provvedimento di obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore a carico di Oliverio, poi annullato dalla Cassazione.

L'inchiesta ha fatto luce sui presunti illeciti nella gestione dei tre appalti e sul ruolo dell'imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, anche lui indagato, il quale avrebbe usufruito dei fondi per l'esecuzione dei lavori malgrado la stessa Regione fosse consapevole delle limitate capacità tecniche e finanziarie della sua azienda. Il costo degli appalti sarebbe poi aumentato grazie all'autorizzazione della Regione e per mezzo di un finanziamento che sarebbe dovuto servire alla realizzazione delle incompiute e a sbloccare lo stallo dei lavori.

Si sarebbero insomma verificate, secondo quanto emerso della indagini, falsificazioni dei vari stati di avanzamento dei lavori in modo da sbloccare i fondi. Lo scambio sarebbe consistito nella concessione di un finanziamento per ottenere il rallentamento dei lavori a piazza Bilotti a Cosenza, in modo tale da impedire che l'opera fosse inaugurata dal sindaco di Forza Italia Mario Occhiuto.

“Se difatti – scriveva il gip nell'ordinanza che aveva disposto l'obbligo di dimora per il governatore dem – non sembra dubbio che la richiesta avanzata dal presidente Oliverio (con il contributo causale di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio) risponda a un fine di lotta politica (sebbene di quella più deteriore che si possa immaginare provenire da parlamentari o ex parlamentari della Repubblica), non si può trascurare come essa si inserisca in

un rapporto di scambio con il privato Barbieri che appare riduttivo definire clientelare, potendo ben sconfinare nel terreno della corruzione”.
Il prossimo 17 ottobre si saprà se Oliverio dovrà affrontare il processo.

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