Corruzione a Venezia, Brugnaro: "Pronto alla mia Via Crucis"

La Procura conferma l'indagine sul tycoon di Singapore che avrebbe versato 73mila euro sui conti dell'ex assessore Boraso

Corruzione a Venezia, Brugnaro: "Pronto alla mia Via Crucis"
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«Sono pronto alla mia via crucis», sospira il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (nella foto) dopo la notizia del suo coinvolgimento nell'inchiesta per corruzione nella città lagunare. Il tutto mentre arriva la conferma che tra gli indagati nell'inchiesta veneziana per corruzione c'è anche il tycoon di Singapore Ching Chiat Kwong, che dal Comune aveva comprato l'ex sede dei servizi sociali, Palazzo Donà a Santa Maria Formosa, già trasformato in hotel, e poi con lo stesso scopo - Palazzo Poerio Papadopoli. Sfumata, invece, la cessione all'uomo d'affari asiatico dell'area dei Pili, di proprietà proprio del sindaco.

A inguaiare «Mister Ching» quei soldi 73mila euro che la società del tycoon avrebbe versato su conti di Stella Consulting, società dell'ormai ex assessore alla mobilità Renato Boraso, arrestato e accusato dai pm veneziani di corruzione (11 episodi contestati in sei anni per mezzo milione di euro di controvalore), concussione e autoriciclaggio.

Quei soldi, la società di Boraso li avrebbe giustificati con fatture che, secondo la procura, sono relative a servizi inesistenti. Il sospetto, dunque, è che in realtà si sia trattato di una tangente, forse per ottenere uno «sconto» su Palazzo Papadopoli, come peraltro denunciato da tempo dal «grande accusatore» Claudio Vanin, che quei soldi versò materialmente e che è l'autore dell'esposto che ha innescato l'indagine.

E se Vanin, parlando alle telecamere di Report, aveva tirato in ballo anche Brugnaro per il mancato affare dei «Pili», sostenendo che avesse trattato il business in prima persona violando anche il Blind Trust, ieri come detto il sindaco si è difeso intervenendo al Consiglio della Città Metropolitana. Assicurando di volersi difendere «per la parte giudiziaria» e avvertendo: «Da parte mia so di avere una coscienza pulitissima, dico ai cittadini continuate a fidarvi perché sono una persona onesta».

E quanto alla richiesta di dimissioni arrivata dai consiglieri d'opposizione, «io preferisco andare avanti con l'amministrazione», ha tagliato corto Brugnaro. Ribadendo la sua estraneità a ogni ipotesi accusatoria.

«Le questioni sono sempre le stesse, e sono conosciute fin dal 2015: la proprietà dei beni, la gestione del blind trust. Io sono un galantuomo e lo dimostrerò in tutte le sedi», ha spiegato il primo cittadino, che oltre a ribadire che tornerà in consiglio comunale «a settembre, senza urla e schiamazzi», ha anche rivendicato la cessione da parte del comune di Palazzo Papadopoli a Ching, precisando però di non saper assolutamente «nulla» delle procedure «che sono state seguite».

E il suo ex assessore Boraso,

intanto, in carcere a Padova ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere nell'udienza di convalida davanti al gip. L'uomo ha spiegato di attendere, per parlare, di poter leggere le migliaia di pagine degli atti.

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