Così la Commissione Ue vuol cancellare la politica dai social network

Un regolamento contro le influenze straniere rischia di limitare anche la libertà delle idee

Così la Commissione Ue vuol cancellare la politica dai social network

Ci risiamo, l'Unione europea si appresta a realizzare un nuovo regolamento che, dietro l'obiettivo di garantire maggiore trasparenza, colpisce in realtà la libertà di espressione. Si tratta del «Regolamento relativo alla trasparenza e al targeting della pubblicità politica» interno all'European Democracy Action Plan. Se l'obiettivo dichiarato è proteggere il processo elettorale dalle influenze straniere e garantire il corretto svolgimento delle elezioni, gli emendamenti proposti dal Consiglio e dalla Commissione Imco del Parlamento Europeo, potrebbero limitare la libertà di parola.

Ad oggi non esiste una definizione a livello Ue del concetto di pubblicità politica e nel nuovo regolamento si intende come tale anche un messaggio «che sia in grado di influenzare il comportamento di voto o l'esito di un'elezione, di un referendum, di un processo legislativo o normativo».

Secondo l'articolo 12 del testo, le piattaforme digitali non possono usare i dati personali sensibili degli utenti per raccomandare la pubblicità politica a meno che non sia stato prestato il consenso. Tale divieto viene però esteso non solo alle pubblicità in senso stretto ma a qualsiasi contenuto che potrebbe influenzare un'elezione, sia essa locale, nazionale, Europea o addirittura interna ai partiti. Tale ampiezza della definizione di pubblicità politica, includerebbe anche contenuti organici ai social media indipendentemente dal fatto che si tratti di contenuti a pagamento.

Oltre alla pubblicità vera e propria, verrebbe così colpito ogni contenuto relativo ai grandi dibattiti politici come l'immigrazione, il cambiamento climatico o, addirittura, i prezzi dell'energia. L'impatto sarebbe enorme, poniamo per esempio sia condiviso su un social network un articolo di giornale che esprime un'opinione su un tema di attualità, potrebbe rientrare nel regolamento Ue ed esserne perciò vietata la pubblicazione. Il compito di stabilire se un contenuto abbia o meno una natura politica, spetterebbe alle piattaforme con il rischio che, per evitare le sanzioni, potrebbero evitare a priori di mostrare qualsiasi tematica politica sui propri canali con conseguenze per il dibattito democratico ormai molto orientato al digitale.

Oltre agli emendamenti al regolamento proposti dal Consiglio, anche la Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) del Parlamento europeo, ha approvato un testo che desta preoccupazione per la circolazione dei contenuti politici su internet.

Se al momento di caricare qualsiasi pubblicità l'utente avrà l'obbligo di compilare un'autodichiarazione, le piattaforme dovranno invece indicare chiaramente a tutti gli utenti quali pubblicità sono effettivamente elettorali, provvedere informazioni riguardo alla pubblicità in oggetto e verificare la correttezza delle informazioni fornite dall'inserzionista.

Ma non è finita qui: sia nel testo proposto dal Consiglio sia in quello votato in IMCO, ogni utente può segnalare un contenuto come non conforme al regolamento e le piattaforme avranno 24/48 ore per verificarne l'appropriatezza ma, viste le sanzioni previste e il tempo insufficiente per controllare, il rischio è siano eliminati anche contenuti legittimi. Potrebbero poi venire segnalate pubblicità legittime con l'obiettivo di farle rimuovere e colpire un preciso esponente politico aprendo così la strada ad abusi con il paradosso di utilizzare lo strumento proprio per finalità politiche.

Il testo approvato dalla Commissione IMCO

sarà discusso e votato in plenaria al Parlamento europeo domani e giovedì con l'auspicio si possa modificare un Regolamento che, così come è concepito, rappresenta un nuovo tassello alla deriva dirigista dell'Unione europea.

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