Così la precaria antagonista ha recuperato la partecipazione del popolo "no-voto"

Dalle immagini sui profili social alla campagna mediatica del padre, Ilaria ha pescato voti da un target di astensionisti

Così la precaria antagonista ha recuperato la partecipazione del popolo "no-voto"
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Il caso Salis, al netto dei risultati di Avs che hanno una valenza politica, è interessante da un punto di vista anche apolitico, perché fornisce nuove informazioni rispetto a una stratificazione sociale sempre in movimento e che in parte potrebbe sfuggire alla consueta analisi dei flussi postelettorali: un po' come avvenne coi primi risultati clamorosi dei Cinque Stelle di qualche lustro fa. In altre parole, la cosiddetta «docente e attivista brianzola» potrebbe non aver rubato granché voti ad altri partiti, bensì averli dissotterrati (parzialmente, ripetiamo) da un oltretomba che forse non avevano neppure mai abbandonato: una singolare eccezione rispetto ai tassi di astensione.

Ricapitoliamo lo status precedente di un personaggio che nessuno ricorda abbia mai indossato una gonna, e che ora potrebbe passare ai tailleur graditi in Avenue du Prèsident Robert Schumann, Strasburgo. Un noto quotidiano, l'altro giorno, la qualificava come «Ilaria Salis, 39 enne detenuta», senza andare oltre, anche perché è questa la dimensione da cui è partita senza mai muoversi; dopo aver frequentato il liceo pubblico più bigotto di Monza, in età universitaria, si è subito gettata a capofitto in aree antagoniste da centro sociale dove «l'azione» e «l'attivismo» prevalgono su tutto; benché inquadrata come «docente», non lo è, si è laureata in lettere ma non è neppure maestra elementare, ha solo svolto supplenze occasionali in scuole non parificate, non ha neanche mai chiesto l'inserimento in graduatorie e non dovrebbe avere fonti di reddito. Dopo l'arresto in Ungheria (dove era andata per sabotare una manifestazione, quale che fosse) per tredici mesi è rimasta isolata e ha seguito solo un telegiornale in ungherese (lingua slava, non indoeuropea, incomprensibile) e della guerra a Gaza, per dire, può aver intuito solo da immagini; soltanto da questo fine maggio, inoltre, ha aperto dei profili social su Instagram e su Facebook (non ne aveva completamente, come le persone che frequentava) e in tal senso colpisce che la maggioranza dei commenti ai post siano stati negativi. Il padre, un reazionario di provincia tutto da inquadrare, incravattato in ogni situazione ma incapace di abbinare due colori, di un formalismo superficiale, ha condotto in solitaria la «sua» la campagna elettorale dopo essere inciampato in oggettivi errori procedurali nella difesa della figlia: ora, più che promuoverla elettoralmente sui media, ha ammesso di averla protetta dagli stessi (la Salis si è fatta intervistare solo da Repubblica) e su alcuni siti alternativi e di sottocultura ha spiegato che tutta la campagna è stata basata sul trascinare alle urne della gente interessata solo a unicamente al caso Salis e soltanto in forma simbolica (il dettaglio giudiziario non interessava, o meglio. «è innocente» e basta) e ha pure detto che lui, Roberto Salis, si è rivolto a un target a cui non basta neppure mostrare le slide su come si vota, perché serve spiegargli anche come ci si procura il certificato elettorale (che non hanno mai avuto o utilizzato) e insomma: una fetta dell'ambiente vicino alla figlia e che la figlia frequentava, e che forse ora l'ha votata ed eletta, potrebbe essere questo, una dimensione marginalizzata (spesso da se stessa) ma ringalluzzita dall'invenzione mainstream di una semplicistica neo-bipolarità destra/sinistra, libertà/dittatura, fascisti/partigiani, ecologisti/negazionisti, maschilisti/femministe e via così. Qualche sondaggio segreto attribuiva ad Avs la possibilità di superare la soglia del 4 per cento, e così tutto è cominciato e finito.

Sicché, ora, a parte il destino personale di Ilaria Salis che godrà dell'immunità parlamentare, le marginalità esistenziali in pratica si sono trasfuse in una marginalità politica (vedi voto verde in tutta Europa) che è quella chiaramente disegnata sulla nuova mappa del potere dopo le elezioni.

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