Bastoni, mani legate, teste schiacciate, manganelli, rapimenti, stupri. Arruolamento di bambini-soldato, schiavitù sessuale. Così tanta violenza da essere soprannominato Terminator. Il re della guerra Bosco Ntaganda, uno degli ex capi ribelli della Repubblica democratica del Congo, è stato riconosciuto colpevole dalla Corte penale internazionale. Ora ha 30 giorni per fare appello. È stato condannato per 18 imputazioni, 13 per crimini di guerra e 5 per crimini contro l'umanità.
Accusato per la prima volta nel 2006, il signore del Congo era diventato un simbolo dell'impunità in Africa, dove le milizie competono per il controllo dei territori ricchi di legname e miniere. Come parte delle prove durante il processo lungo tre anni all'Aia sono balzate all'attenzione del mondo le cronache degli orribili dettagli. Vittime, alcune sgozzate e sventrate (compresi i bambini), stupri. I pubblici ministeri, lo hanno descritto come co-autore delle violenze commesse dai suoi soldati ribelli, ma anche come autore diretto delle violenze. Lui si è difeso dicendo «sono un rivoluzionario, ma non un criminale». La sua condanna sarà determinata in una successiva udienza.
Il caso di Ntaganda si è concentrato sugli anni 2002 e 2003, quando nel corso dei combattimenti erano rimaste uccise almeno 800 persone mentre il Fplc combatteva con milizie rivali nella zona dell'Ituri. In un attacco diretto da Ntaganda 49 vittime sono state uccise a colpi di bastone, manganelli e machete. Ma le violenze di Ntaganda non si fermano qui: anche nel 2008 era implicato in violenze che portarono alla morte almeno 150 persone.
Ma chi è Bosco Ntaganda? Nato in Rwanda nel 1973, è stato cresciuto in Congo. Signore della guerra, è stato a sua volta un bambino guerriero. Ragazzino, fu destinato alla battaglia. Ed è proprio su questo tasto che hanno cercato di far leva i suoi avvocati: lui stesso aveva subito. Per conto del partito dell'unione politica dei xongolesi patrioti (Upc), si occupava della pianificazione e delle operazioni dell'ala militare del partito, le forze patriottiche per la liberazione del Congo (Fplc). Membro fondatore del gruppo ribelle M23, che fu sconfitto dopo sanguinose battaglie dall'esercito governativo congolese nel 2013, Ntaganda - probabilmente per sfuggire a una giustizia sommaria dopo la capitolazione del M23 - si era arreso, entrando volontariamente nell'ambasciata degli Stati Uniti nella capitale del Rwanda.
Amnesty International spera che il verdetto offra «consolazione alle migliaia di persone colpite dai suoi crimini».
Secondo i gruppi per i diritti umani, più di 60mila persone sono state uccise dalle violenze esplose nella regione dal 1999. Intere provincie dello stato sono state insanguinate dai conflitti. Vittime e attivisti vedono in questa condanna un momento di giustizia. Il processo di Ntaganda è anche un monito per gli altri signori della guerra.
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