La crisi del gas in Europa è l'ultima arma di Putin. "Tagliate fuori l'Ucraina"

Pressing del Cremlino per il sì a Nordstream 2: "Gasdotto di Kiev usurato, rischia l'esplosione"

La crisi del gas in Europa è l'ultima arma di Putin. "Tagliate fuori l'Ucraina"

Che la crisi del gas in Europa abbia più di una causa è sicuro. Che la Russia la stia sfruttando per raggiungere i suoi obiettivi è altrettanto certo. Nelle ultime settimane i rincari hanno raggiunto punte del 1.500%, con grande preoccupazione dei governi e dell'Unione europea. Così ieri, con parole ufficialmente tranquillizzanti, è intervenuto Vladimir Putin. La Russia ha già aumentato e aumenterà ancora la sua produzione, ha detto l'inquilino del Cremlino, che guida il terzo produttore mondiale, fornitore del 40% del gas consumato nella Ue. «Niente sostiene l'idea che stiamo usando l'energia come arma». Al contrario: «Anche durante i periodi più duri della Guerra fredda la Russia ha regolarmente rispettato i suoi obblighi contrattuali».

La rassicurazione è arrivata con un paio di postille: la prima riguarda la struttura del mercato europeo, considerato dal leader russo non «equilibrato» e instabile. La seconda osservazione prende di mira invece la strada che il gas russo è costretto (per il momento) a percorrere e che passa per l'Ucraina. Proprio qui c'è un problema, ha detto Putin: è pericoloso aumentare il transito dai tubi di Kiev: il suo sistema di trasporto è così usurato («all'80/85%») che potrebbe «esplodere del tutto». Con il risultato di privare completamente l'Europa di questo canale di approvvigionamento. Sembra abbastanza chiara l'allusione implicita al grande interesse di Mosca in questo periodo: fare in modo che la Germania autorizzi al più presto l'entrata in funzione del gasdotto Nordstream 2, appena completato sul fondo del Mar Baltico e disegnato in modo da tagliar fuori Polonia e Ucraina. Confermate paiono anche le parole del sottosegretario britannico all'energia Theodore Agnew, pronunciate alla Camera Alta non più tardi di lunedì: «La crisi del gas è una mossa geopolitica russa per esercitare pressioni sull'Europa». La Gran Bretagna è forse il Paese più in prima linea, per il tradizionale basso livello degli stoccaggi di emergenza: già si segnalano imprese costrette a rallentare la produzione per mancanza di energia.

Quello degli stoccaggi è comunque un problema che riguarda tutti: secondo gli esperti le riserve europee in questo periodo dell'anno sono di solito pari al 90% della capacità totale, quest'anno siamo al 77%. A fare la differenza sarà l'inverno: se le temperature saranno miti, la crisi potrà essere superata senza danni, se al contrario farà molto freddo le conseguenze potrebbe essere imprevedibili.

Da questo punto di vista l'Italia sta meno peggio di altri. Almeno a giudicare dalle cifre date ieri in Parlamento dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: le riserve sono appena al di sotto della media degli ultimi anni, ma si tratta pur sempre di 92 miliardi di metri cubi contro i 73 miliardi utilizzati ogni anno: «questo ci consente di avere più respiro», ha detto il ministro.

I prezzi, certo, restano una preoccupazione.

E ieri a Bruxelles la commissaria Ue all'energia Kadri Simon ha invitato gli stati membri a essere generosi: con voucher e proroga dei pagamenti per le famiglie; sostegni pubblici, taglio di Iva e tasse per le imprese. Le somme non saranno considerate aiuti di Stato: «Per molti la bolletta sarà la più alta in un decennio». La Commissione lavorerà anche a un sistema «volontario» di acquisto e stoccaggio europeo.

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