La Croazia potenzia le estrazioni e si porta via il metano adriatico

Mentre a Bruxelles si arenano i negoziati sul price cap, il governo croato annuncia che tutto il gas prodotto il prossimo anno dall'Ina, la compagnia petrolifera di Zagabria, sarà destinato ai cittadini

La Croazia potenzia le estrazioni e si porta via il metano adriatico

Mentre a Bruxelles si arenano i negoziati sul price cap, il governo croato annuncia che tutto il gas prodotto il prossimo anno dall'Ina, la compagnia petrolifera di Zagabria, sarà destinato ai cittadini e che la produzione nazionale aumenterà del 10%. Per raggiungere questo risultato l'azienda utilizzerà anche le infrastrutture presenti nell'Alto Adriatico, che sfruttano i giacimenti al confine con le nostre acque territoriali.

Lo scorso giugno Ina aveva annunciato un investimento di 266 milioni di euro per la costruzione di nuove piattaforme. Presto ne metterà in funzione altre sei. Alcune di queste pescano anche nei giacimenti che si estendono nelle acque territoriali italiane, svuotandoli progressivamente. L'esempio degli acini d'uva ci aiuta a capire il meccanismo. Se ne gettiamo una manciata a terra e tracciamo una riga immaginaria per dividerli, alcuni finiranno proprio sulla linea di demarcazione: ecco, in quel caso, chi spreme per primo prende tutto il succo.

Le riserve accertate nella parte italiana dei giacimenti sfruttati dalla Croazia sono di almeno 30-40 miliardi di metri cubi. Servirebbero due o tre anni per metterli a regime ed estrarre 3 miliardi di metri cubi di gas in più l'anno per un ventennio. Tutto è fermo, però, per il rischio di abbassamento del fondale marino. «Avevo presentato un emendamento per avviare il processo autorizzativo e rimuovere il niet degli anni precedenti. Non c'è nessuna reale motivazione ambientale», ha spiegato al Giornale la deputata di Forza Italia, Claudia Porchietto (in foto).

Secondo uno studio di Assorisorse, l'Italia possiede riserve per oltre 110 miliardi e potrebbe raddoppiare la produzione nazionale entro il 2025, passando da 3,3 a 6 miliardi di metri cubi l'anno. Ottimizzare gli impianti esistenti e accelerare lo sviluppo di nuovi significa allentare la dipendenza dall'estero e abbassare la bolletta energetica.

Ma nonostante i benefici prodotti dai giacimenti si siano già visti in Basilicata, con l'azzeramento delle bollette per i residenti grazie alle compensazioni, l'Italia resta il Paese dei no. «Non ci prospettate le trivelle», ripete il leader del M5S, Giuseppe Conte.

«Il conto lo paga la povera gente», ribatte Matteo Renzi. «È ora di dire basta all'ambientalismo ideologico, non si vive di soli no», protesta anche la deputata di Forza Italia promotrice dell'emendamento, poi bocciato, per sbloccare le trivellazioni.

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