È possibile impedire ai minorenni di accedere a siti pornografici? Per la Francia di Emmanuel Macron, sì. Anzi, il suo sarà il primo governo occidentale, secondo quanto annunciato dal ministro Jean-Noël Barrot, a mettere in pratica un progetto già tentato in svariate parti del globo, finora sempre fallimentare. «È uno scandalo a cui intendo porre fine», dice il titolare della delega al Digitale. Da settembre, l'Esagono potrebbe vedere più ragazzini a caccia di vecchi vhs o dvd negli scatoloni delle soffitte, che non cercare in rete contenuti vietati ai minori con un semplice clic.
L'obiettivo di rendere più difficoltosa la porta del porno on line per i minori è condiviso. Ma i progetti di verifica dell'età si sono sempre scontrati con la protezione dei dati personali; anche in Francia. E pure l'annuncio di ieri è stato accolto con un certo scetticismo dagli addetti ai lavori: «Difficile da attuare». Negli ultimi mesi la Cnil (Commissione nazionale per l'informatica e le libertà) e l'Arcom (Autorità di regolamentazione delle comunicazioni audiovisive e digitali) hanno però collaborato col governo. Si è giunti alla conclusione che i siti porno dovranno accertare l'età, probabilmente con un passaggio obbligatorio da smartphone. L'idea, solo abbozzata, è creare un'app gestita da terze parti «di fiducia» che attesti i 18anni compiuti dall'utente senza svelarne anche l'identità. Chi vuol accedere a siti per adulti - spiega il ministro a Le Parisien - potrà farlo solo previo via libera; un po' come accade per le app delle banche per confermare gli acquisti online. La differenza è che in questo caso si tutelerebbe «l'anonimato». L'Arcom e la Cnil nei prossimi giorni dovranno pubblicare un «riferimento tecnico» per l'attuazione della nuova barriera. «Difficile e controversa», dicono alcuni esperti su BfmTv. Si ipotizza anche il coinvolgimento degli operatori di telefonia, che dispongono di informazioni sui loro abbonati. E si dovrà poi attendere il vaglio del Consiglio di Stato.
Lo «scandalo» di cui parla il ministro è che 11enni possano accedere a PornHub con facilità. O a siti come Tukif, Xhamster, Xvideos e Xnxx, sulla cui legittimità d'esistenza senza filtri si dovrà esprimere un giudice (in prima battuta hanno avuto ragione le piattaforme). È provato che il famoso pulsante «Sono un adulto» non funziona. Più di un terzo dei francesi di età inferiore ai 13 anni (il 36%) è stato esposto a immagini porno, secondo un rapporto del Senato. Un terzo sotto i 15 visita un sito porno ogni mese. E anche nel Regno Unito si discute un testo per rendere obbligatoria una tecnologia affidabile di certificazione dell'età. In Louisiana, negli Usa, dal 1° gennaio si valutano gli effetti della legge che impone di presentare copia del documento prima di accedere a siti web con contenuti «dannosi per i minori».
Finora gli stratagemmi aggira-divieti hanno avuto la meglio. Mission impossible? Per il ministro Barrot, l'accesso con controllo età (ma non d'identità) si può fare. A ottobre, Macron propose già di condizionarlo ai titolari di carte bleue; la più diffusa carta di credito Oltralpe, che necessità di carta d'identità per il rilascio. Un «filtro». Si disse allora: «Se già riusciamo a tutelare il 30 o il 40%» dei ragazzi, è un passo in avanti, un deterrente.
Se stavolta la Francia sarà davvero il primo Paese a riuscire a vietare il porno on line ai minori, c'è già chi è pronto a seguirla. La Svizzera si è subito complimentata con Parigi: se ci riuscite, fatecelo sapere... E in caso di via libera, il testo potrebbe essere copiato anche dalla Commissione europea.
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