«Vediamo cosa farà adesso il Consiglio superiore della magistratura, se finalmente dirà che chi sbaglia paga», aveva detto - non senza un filo polemico - Matteo Renzi, all'indomani della decisione del ministro Carlo Nordio di mettere sotto procedimento disciplinare i pm fiorentini Luca Turco e Antonino Nastasi, titolari dell'inchiesta Open a carico dell'ex presidente del Consiglio. A stretto giro di posta, arriva dal Csm una risposta altrettanto netta: «Il Consiglio superiore della magistratura farà il suo dovere fino in fondo, come sta facendo dal gennaio di quest'anno quando ci siamo insediati». A parlare è Claudia Eccher, avvocato trentino, designata all'organo di autogoverno su indicazione della Lega.
Nel caso specifico la Eccher non entra, anche perché non è escluso che possa fare parte della sezione disciplinare che dovrà giudicare Turco e Nastasi. Se il presidente della sezione, Fabio Pinelli, dovesse astenersi per incompatibilità, avendo difeso come avvocato uno dei coimputati di Renzi, il suo posto verrebbe preso da un membro laico (cioè di nomina parlamentare) supplente, e nell'elenco c'è anche la Eccher. Ovvio quindi che non si sbilanci, «di materie politiche non parlo», spiega. Ma quella garanzia che ritiene giusto fornire, «faremo il nostro dovere», se non preannuncia una decisione è comunque una garanzia sui tempi. Il Csm sa di avere il dovere di fare in fretta, perché una vicenda esplosiva come quella fiorentina non può essere lasciata a mollo a lungo. Con che faccia si presenteranno Turco e Nastasi, il prossimo 22 settembre, nell'aula dell'udienza preliminare a carico di Renzi & C., avendo a loro volta addosso una accusa assai pesante? I due, secondo Nordio, devono rispondere di «violazione di legge dovuta a negligenza o ignoranza inescusabile». Una macchia non da poco, per chi pretende di portare a processo un ex premier.
Se il Csm si impegna a fare in fretta, bisogna però che a muoversi rapidamente sia prima di esso la procura generale della Cassazione, cui compete la fase istruttoria del procedimento disciplinare. Il pg Antonio Salvato, nominato un anno fa con i voti della sinistra e dei grillini, ha sul suo tavolo dal 27 luglio la lettera con cui Nordio dà il via al procedimento disciplinare. Non risulta che si sia ancora mosso, il periodo estivo non aiuta, ma anche a Salvato è sicuramente chiaro che una decisione - qualunque essa sia - va presa rapidamente.
Se decideranno di sposare la linea di Nordio, e di ritenere illeciti i comportamenti dei due pm fiorentini (che, violando una sentenza della Cassazione, fecero copia del contenuto del computer sequestrati illegalmente a Marco Carrai, indagato con Renzi) sia la procura generale che il Csm dovranno mettere in conto di dover affrontare l'indignazione dell'Associazione nazionale magistrati, scesa in campo ripetutamente in difesa di Turco e Nastasi. Quando era partita l'ispezione ministeriale l'Anm aveva accusato il governo di volontà «intimidatoria nei confronti dei magistrati, inquirenti e giudicanti che, in rispettoso silenzio, si occupano del procedimento nell'esclusivo adempimento dei propri doveri di ufficio». Davanti all'atto di incolpazione partito da Nordio contro i due, il sindacato delle toghe ha rincarato la dose, parlando di «ulteriorie dimostrazione del disegno di discredito e delegittimazione in atto da tempo contro la magistratura». Che Turco e Nastasi si siano infischiati di una sentenza della Cassazione cui erano tenuti a obbedire, per l'Anm è irrilevante; la cosa grave è che Nordio, a differenza dei suoi predecessori, sta facendo partire ispezioni e procedimenti disciplinari a carico di pm e giudici. Per l'Anm ormai il Guardasigilli è un nemico.
E invano Nordio cerca di difendersi, «pensare che un ministro - dice al Corriere - che per quarant'anni è stato un pm diventi un castigamatti dei suoi colleghi è quantomeno bizzarro». Tutto inutile, i pm non si toccano. Il Csm è avvisato.
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