Una abiura totale della storia recente della Curva Nord di San Siro: a sei giorni dalla retata che ha azzerato i suoi vertici accusandoli di collusioni con la criminalità organizzata, la tifoseria ultrà dell'Inter scarica i vecchi leader e il vecchio marchio. Dal prossimo match con la Juve del 27 ottobre i supporter nerazzurri si schiereranno dietro un solo striscione, «Dal 1969 uniti, fieri e mai domi», senza altri simboli o citazioni. Spariscono per ordine della polizia i marchi di Boys, Viking, Old Fans e Brigata, dietro cui - secondo le indagini - si muovevano gli emissari dei clan. Ma sparisce soprattutto, per ordine del prefetto, il gigantesco striscione «Curva Nord» inaugurato poche stagioni fa per simboleggiare l'unità della tifoseria: quella alleanza, dicono le indagini, era il vero strumento della leadership criminale per impadronirsi dell'intero universo ultrà.
Dopo la tempesta di lunedì, i militanti della Nord si sono ritrovati nello storico «Baretto» davanti allo stadio per trovare una via d'uscita ad una situazione per alcuni aspetti drammatica: in carcere, insieme ad altri tredici inquisiti, era finito il nuovo leader, Marco Ferdico, scelto appena due anni fa per raccogliere l'eredità di Vittorio Boiocchi, assassinato da sicari tuttora senza nome. Ma la Curva si trovava a fare i conti soprattutto con racconti devastanti della sua vita interna, presentata all'opinione pubblica come una struttura criminale. Il comunicato di ieri ha come obiettivo segnare una rottura totale con il recente passato, e varare una sorta di «rifondazione» della Curva.
«La deriva che ci ha travolto - si legge sulla pagina social degli ultrà - è stata anche conseguenza della nostra leggerezza nel monitorare la gestione organizzativa ed economia della curva». Si parla di «evidenti appetiti speculativi di qualcuno», di «poche persone che dirigevano e controllavano tutti i conti». «Questi passaggi di accentramento dei poteri sono sfuggiti anche ai frequentatori più assidui», affermano gli ultrà.
Quanto questo sia verosimile, come possa essere sfuggita agli occhi attenti dei veterani l'ascesa fulminea in Curva di pregiudicati come Pino Caminiti e Antonio Bellocco, ucciso il 4 settembre, è difficile da stabilire. Gli ultras si proclamano ignari dei business collaterali, come quello dei parcheggi di San Siro, che arricchiva anche loro esponenti storici («lo abbiamo appreso dai giornali») e annunciano la decisione di rinunciare al «servizio biglietteria», cioè alla rivendita a prezzo maggiorato dei biglietti d'ingresso ricevuti dall'Inter, che era la principale fonte di finanziamento. Ma il business sarebbe finito comunque, essendo inverosimile - dopo quanto emerso in questi giorni - che l'Inter continui ad alimentare le casse della Curva con pacchetti di biglietti.
«Forte della pesante lezione subita e degli errori commessi, la Nord si è riorganizzata azzerando l'economia di curva e ritornando alla ripartizione in gruppi», conclude il comunicato, e «la gestione del tifo sarà condivisa da un direttivo composta da un rappresentante
per gruppo».Si ritorna al passato, insomma. E appena la Questura darà il via libera, torneranno sugli spalti gli striscioni dei Boys e degli altri club che dominavano la Nord prima che il clan Bellocco se ne impadronisse.
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