Da oltre cento giorni il guardiano di un famoso centro sportivo piemontese sta scontando una «quarantena da sequestro»: non ha voluto abbandonare il suo club neppure quando i carabinieri lo hanno chiuso per un'indagine sulla quale si ipotizza il coinvolgimento della ndrangheta. «Vivo e lavoro qui da più di vent'anni, non ho un'altra abitazione, né qualcuno che possa ospitarmi. Non saprei dove andare fuori da questo circolo», ha raccontato l'uomo agli amici che lo vanno a trovare quasi tutti i giorni. E così lo storico guardiano si è fatto sequestrare dalla procura insieme al circolo tennistico Green Park di Rivoli, in Piemonte.
Una prigionia volontaria, che dura da metà settembre, ossia da quando la procura ha messo i sigilli all'impianto sportivo, dove si è allenato anche il campione Lorenzo Sonego. Per lui è vietato anche andare a fare la spesa: se lo facesse violerebbe i sigilli e commetterebbe un reato. Ai carabinieri ha spiegato di non avere altra abitazione se non quella e così gli inquirenti gli hanno permesso di restare nella sua casa accanto ai campi da tennis. L'unica condizione è quella di non uscire dall'area del circolo, del quale lui si prende ancora cura ogni giorno. Intrappolato e solo all'interno del club, per fare la spesa ed acquistare beni di prima necessità, può contare sugli ex soci del Green Park, che gli passano le borse attraverso le sbarre della cancellata, senza rompere i sigilli del sequestro. Con il cibo gli portano anche il conforto di qualche chiacchiera, che il custode scambia volentieri, per non sentirsi troppo solo, anche con i militari dell'Arma che ogni tanto passano per accertare che tutto sia in regola. Nella sua casetta, ha luce e acqua corrente, ma non il riscaldamento perché la caldaia, centralizzata con l'impianto del club, è staccata da settembre. Così per scaldarsi utilizza una stufetta elettrica. «Non esco ormai da tre mesi - ha confidato agli amici che gli portano le provviste -, ma tanto non saprei dove andare, questa è la mia casa».
L'indagine che aveva portato al sequestro del club era iniziata a novembre 2019, quando la proprietaria aveva denunciato i comportamenti intimidatori di chi gestiva ristorante, piscina e campi da tennis, che aveva accumulato un debito di 200mila euro di affitto non pagato. Quattro gli indagati nell'inchiesta condotta dai carabinieri: sono accusati di aver cercato di costringere la proprietaria del circolo a cedere la società a un nuovo socio, Antonio Rocco Napoli.
Suo padre, Saverio Napoli, è stato condannato in appello a 12 anni nel processo Minotauro, sulle infiltrazioni mafiose nel Torinese. Per lui e per gli altri gestori del circolo, l'accusa è tentata estorsione ai danni della proprietaria del circolo che lo aveva dato in affitto.
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