Dagli insulti ai tribunali: un odio esploso con il crollo alle elezioni

I due si detestano da anni. Beppe: "Non ha visione né capacità". Le minacce dell'avvocato di chiudere il rubinetto finanziario

Dagli insulti ai tribunali: un odio esploso con il crollo alle elezioni
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Fiamme sotto la cenere. Divampate al sole di quella che è stata l'ultima estate del M5s. Almeno per come lo conosciamo oggi. Tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo ne rimarrà solo uno. E forse bisognava intuirlo dalle prime battute del comico. Da quando, a giugno del 2021, liquidò così l'avvocato di Volturara Appula: «Non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione». In fondo, il Garante, ha continuato sempre a pensarla così, nonostante le apparenze di una concordia posticcia, mostrata a tratti nei tre anni successivi. Il resto è storia recente. La mina esplode a giugno. Le due micce sono il risultato delle elezioni europee, deludente per il M5s, quindi la decisione di Conte di avviare un'assemblea costituente con i poteri di modificare simbolo, nome e regole. «Ha preso più voti Berlusconi da morto che Conte da vivo», ironizza Grillo commentando la débâcle delle europee. Conte poi incontra il fondatore a Roma e abbozza. Qualche giorno dopo replica: «Il destino del Movimento non è nelle mani di Grillo». Il Garante risponde con perfida ironia: «Conte? Sono d'accordo con tutte le cose che dice. Che poi sono tre». L'ex premier e lo showman, a fine luglio, si scambiano due lettere di fuoco. Il secondo accusa il primo di aver indetto l'assemblea senza averlo consultato. Conte sbotta: «Non posso accogliere la tua proposta di discutere preventivamente i temi da sottoporre all'Assemblea Costituente».

Ad agosto l'escalation è incontrollabile. Il leader chiarisce che la costituente può modificare tutto. Dai due mandati al logo. Grillo risponde sul Blog, blindando nome, simbolo e regola dei due mandati, definiti «tre pilastri non negoziabili». È il 20 agosto e la scissione o una battaglia legale, per la prima volta, sembrano un'ipotesi davvero concreta. A settembre volano gli stracci e i due si sfidano a colpi di Pec. Grillo diffida Conte a non modificare i tre totem del M5s. Il Garante si dice convinto di essere «l'unico interprete insindacabile dello Statuto» e scrive che è pronto a bloccare l'assemblea costituente contiana a colpi di ricorsi e carte bollate.

Conte ringhia: «Le tue esternazioni mi obbligano a valutare iniziative dirette a sospendere l'esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione». Stop al contratto da 300 mila euro per occuparsi della comunicazione del M5s. Dopo poco più di un mese, la minaccia è compiuta.

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