A Francesco Greco, procuratore della Repubblica a Milano, non toccherà finire la sua carriera (il mese prossimo va in pensione) con il nome nel registro degli indagati. Nel groviglio di inchieste e di veleni scaturito dai verbali dell'avvocato Piero Amara sulla presunta «loggia Ungheria» il primo punto fermo è la decisione della Procura di Brescia di chiedere l'archiviazione dell'indagine a carico di Greco per omissione di atti d'ufficio. Oggetto dell'accusa era il ritardo con cui, nonostante le sollecitazioni del pm Paolo Storari, avrebbe deciso l'apertura formale di una indagine sulle rivelazioni di Amara.
A chiedere il proscioglimento di Greco la Procura bresciana è arrivata sulla base del materiale raccolto all'interno del grande calderone dove sono confluiti i veleni milanesi, in buona parte scaturiti dalla gestione dei processi Eni. È emerso che le mail inviate da Storari a Greco per chiedere la iscrizione del fascicolo portano la data degli ultimi giorni di aprile: l'iscrizione avviene pochi giorni dopo. È vero che Storari racconta di avere sollecitato verbalmente nelle settimane precedenti il provvedimento, ma a Brescia hanno ritenuto che l'unico sollecito valido fosse quello inviato per iscritto, e accolto poco dopo.
Se su questo punto la linea di accusa (ma anche di autodifesa) di Storari non viene accolta, i fatti denunciati dal combattivo pm milanese portano però a un altro risultato importante: la Procura bresciana ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio di Fabio De Pasquale, procuratore aggiunto a Milano, il «vice» di Greco per i grandi reati economici. Contro De Pasquale pesa la decisione di non portare nell'aula del processo ai vertici Eni le prove raccolte da Storari che avrebbero aiutato le difese. Le chat di Vincenzo Armanna, altro grande accusatore del colosso petrolifero, si erano rivelate false. Ma De Pasquale tenne nascosta la cosa, forse per non compromettere l'esito del processo. Per la Procura di Brescia, fu un reato di cui il procuratore aggiunto deve essere chiamato a rispondere: e a questo punto anche la posizione disciplinare di De Pasquale, a rischio trasferimento dal Csm, si fa delicata.
A processo, come era quasi inevitabile, la procura bresciana chiede di mandare anche Storari, la cui decisione di rivolgersi a Davigo per chiedere appoggi nella sua crociata contro Greco e De Pasquale sarebbe stata del tutto legittima se non si fosse tradotta nella consegna brevi manu dei verbali di Amara coperti da segreto. E insieme a Storari la richiesta di rinvio a giudizio scatterà anche per Davigo, accusato non solo di avere istigato il più giovane collega a passargli le carte, ma anche di avere personalmente provveduto alla loro diffusione a Roma.
Ultimi accertamenti in corso a Brescia sulla posizione di Laura Pedio, anche lei procuratore aggiunto e superiore diretta di Paolo Storari.
Gli inquirenti vogliono verificare il suo ruolo nella vicenda degli ordini di custodia che Storari, secondo il suo racconto, voleva chiedere a carico di Amara, di Armanna e del loro collega Giuseppe Calafiore, e che vennero stoppati. Se dovesse emergere che la richiesta di Storari non fu formalizzata, anche per la Pedio potrebbe scattare il proscioglimento.
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