«La gente ci detesta». Arriva come una doccia fredda sulle contorsioni del Pd, l'analisi di Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente di Anci, l'associazione dei Comuni italiani.
Decaro non è un passante, è un esponente importante del Partito democratico e della sinistra in Puglia, regione che i Dem e i loro alleati esibiscono come uno dei loro (non molti) fiori all'occhiello.
Eppure ha deciso di non riservare a qualche oscuro organismo interno la sua spietata autoanalisi. Decaro ha voluto squarciare il velo delle ipocrisie del politichese, niente meno che in una festa dell'Unità, a Taranto. «Se gli elettori ci hanno lasciato - ha scandito - non è che sono particolarmente innamorati di noi. Se ci hanno lasciato, è perché ci detestano».
Parole che lasciano il segno. Non è la prima volta che qualcuno arriva a constatare «l'antipatia» della sinistra italiana. Ma è forse la prima volta che questa tesi viene sposata così, pubblicamente, da un esponente di primissimo piano della sinistra stessa.
Vent'anni fa, Decaro ha esordito a Bari da assessore - tecnico - nella prima giunta di Michele Emiliano, poi ha aderito al Pd, ne è stato capogruppo in Regione e - dopo un anno alla Camera - nel 2014 è stato eletto sindaco di Bari, per poi essere eletto a capo della Associazione dei sindaci, e nel 2019 confermato - a furor di popolo - prima sindaco e poi presidente Anci.
Insomma, non è l'ultimo arrivato quando si tratta di prendere voti e convincere gli elettori. «Potranno tornare da noi - ha detto a Taranto - solo se, come stiamo facendo in quest'estate militante, facciamo i dibattiti e ascoltiamo le persone. Se cerchiamo di capire e interpretare i bisogni, ma anche le aspirazioni e i sogni dei nostri concittadini. Fare la politica è bello perché non solo devi dare risposte ai problemi dei cittadini. È bello perché interpreti sogni e aspirazioni di una comunità. La fai crescere e diventare orgogliosa».
In Parlamento - ha proseguito - «gli italiani ci hanno mandato all'opposizione e lì dobbiamo restare per ora». «Gli elettori - ha ammesso - non tornano così. Come Pd dobbiamo restare quindi all'opposizione. Perché in questi anni, e sono 18 anni che non vinciamo le elezioni, abbiamo governato molte volte, la stragrande maggioranza, con i voti degli altri. Le politiche non le abbiamo vinte mai». «Abbiamo vinto le amministrative - ha riconosciuto - non perché i sindaci sono più bravi di quelli che si candidano in Parlamento ma perché il sindaco, il consigliere comunale è costretto ad andare a parlare con i cittadini per chiedergli il consenso, per farsi spiegare i problemi della città». Invece «il parlamentare - ha rilevato Decaro - viene messo nel listino nella segreteria del partito. Non va a parlare con i cittadini, ma col capocorrente o il capo del partito. Succede nel Pd, dove abbiamo almeno la pluralità delle aree culturali e politiche, succede ancora di più negli altri partiti».
Intanto, proprio in Puglia, Schlein ha delineato la linea che il suo partito seguirà in vista della prossima primavera, quando è in programma una nuova importante tornata di elezioni amministrative, oltre alle Europee.
«Noi - ha detto la segretaria - siamo aperti a lavorare, per costruire progetti che siano in grado di garantire buon governo ai territori e siamo aperti a lavorare su questo, con tutte le forze alternative a questa destra». Ma il problema è che già all'interno del partito, le defezioni e le incertezze della nuova leadership stanno già configurando una crisi latente, che potrebbe diventare conclamata in caso di sconfitta.
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