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"Il Def? Crescita a rischio. Per evitare la recessione non bastano 5 miliardi"

Confcommercio lancia l'allarme sul Pil 2022. "Più vicino al 2 che al 3%, servono sostegni"

"Il Def? Crescita a rischio. Per evitare la recessione non bastano 5 miliardi"

Lo scenario macroeconomico si è deteriorato e per evitare una severa recessione occorrerà un intervento di sostegno più corposo di quello previsto dal premier Mario Draghi e dal ministro dell'Economia, Daniele Franco. È questa la sintesi del primo giorno di audizioni sul Def in corso nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Confcommercio si è spinta più avanti delle altre: il +3,1% di Pil stimato nel 2022 è «ottimistico». Secondo l'associazione guidata da Carlo Sangalli, «è probabile che nel 2022 l'inflazione si attesti al di sopra del 5,8% preventivato dal Def». Il caro-materie prime ha compromesso «l'equilibrio economico-finanziario di moltissime imprese» e, pertanto, «è verosimile immaginare un quadro macroeconomico tendenziale fortemente ridimensionato con un incremento del Pil più prossimo al 2% che non al 3%». Ecco perché, ha sottolineato Confcommercio, i circa 5 miliardi residui della deviazione programmatica rispetto al deficit tendenziale «sono insufficienti rispetto all'obiettivo di un adeguato contenimento degli impatti economici» di uno scenario in cui una pandemia ancora non conclusa si incrocia con la guerra.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Confesercenti che prevede nel 2022 un incremento delle vendite al dettaglio in volume dell'1,5% che implicherebbe «un aumento di spesa di circa 4 miliardi, di cui almeno 2 andrebbero a beneficio dell'e-commerce». Le ricadute derivanti dalla crisi dei piccoli esercizi si sostanzierebbero in un calo del 5% dell'occupazione (-270mila posti). Questa situazione, ha spiegato il segretario generale Confesercenti Sergio Bussoni, implica un rafforzamento delle misure per le quali sono stanziati circa 4,5 miliardi anche per «rivedere le politiche di sostegno dell'occupazione delle imprese in crisi».

Identica analisi anche per Confartigianato per la quale «occorrono politiche condivise a livello europeo, utilizzando l'esperienza di debito congiunto del Next Generation Eu, la ridiscussione del Patto di stabilità e il sostegno della Bce per garantire liquidità». L'impatto economico del conflitto in Ucraina, ha proseguito Confartigianato, coinvolge quasi 1 milione di imprese con 5,3 milioni di addetti, più della metà dei quali occupati in micro e piccole imprese. sono le aziende che nell'ultimo anno hanno sofferto un maggior costo di 6,2 miliardi per l'energia elettrica rispetto alla media dei competitor tedeschi e francesi.

Confartigianato sottolinea la necessità di intensificare l'impegno ad attuare le riforme strutturali che devono accompagnare la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: fisco e burocrazia, innanzitutto, per ridurre il carico di tasse e semplificare gli adempimenti amministrativi che pesano sulle spalle degli imprenditori. La ricetta migliore è abbassare le tasse: in base alle analisi della Commissione Ue, nel 2021 lo spread fiscale tra l'Italia e l'Eurozona è stato pari a un punto di Pil, pari a 17,8 miliardi di euro di maggiore prelievo fiscale per cittadini e imprenditori, ha concluso l'associazione guidata da Marco Granelli.

Anche l'Alleanza delle

Cooperative italiane ha chiesto un intervento sul fisco, in particolare per ridurre il costo del lavoro. Un'azione che dovrebbe essere accompagnata da un ridisegno complessivo degli oneri fiscali sulle bollette dell'energia.

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