Il vaccino contro il covid funziona, invece non si è trovato quello per debellare un altro virus: il dossieraggio. Del caso Ranucci si capisce solo che, secondo le cronache, il vice direttore di una rete pubblica avrebbe a disposizione una quantità enorme di informazioni su politici e altri soggetti. Se confermata, la notizia sarebbe di una gravità senza pari. O meglio con pari, perché nella vita politica i dossieraggi ci sono sempre stati, utilizzati per minacciare, ricattare o distruggere la carriera di un avversario politico: molto spesso sulla base di accuse totalmente infondate. Solo che nei periodi normali, quando il sistema democratico funziona bene o almeno sufficientemente, i segreti perdono di importanza. Al contrario, quando il corpo democratico è debilitato, il virus del dossieraggio lo colpisce più facilmente.
Soprattutto in un periodo in cui la politica pare incapace di uscire da uno stato larvale e la doppiezza regna sovrana, si afferma una cosa in pubblico e si lavora dietro le quinte per ottenere l'obiettivo opposto - che poi, siccome non c'è più nulla di segreto, tutti sanno tutto e allora viene il sospetto che la manovra coperta serva in realtà per inviare un messaggio in codice a chi di dovere. In molti partiti le divisioni non sono dettate da visioni diverse, ma da personalismi e forse da pressioni di soggetti estranei, mentre la dialettica assomiglia più a una guerra per bande che alla trasparenza del dibattito in una democrazia in teoria avanzata. Giustamente qui ieri si evocava Mino Pecorelli e in effetti per certi versi la situazione ricorda gli anni Settanta: anche li, un clima di unità nazionale, che aveva paralizzato i partiti, e centri di potere paralleli proliferavano, perché il vuoto va riempito, allora dai servizi e dalle logge, oggi dai pm e forse ancora dai servizi, chissà. Ma ricordiamo anche l'Italia a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, quando il ministro dell'Interno Tambroni usava disinvoltamente i dossier contro gli esponenti del suo partito, la Dc. Il sistema era bloccato e stava per sbloccarsi verso il centro-sinistra (originale). Oggi siamo in transizione, e questo spiega il proliferare dei dossier, ma verso dove? Inoltre la situazione è ben peggiore perché nella democrazia del pubblico, per dirla con Bernard Manin, si possono costruire dossier su ogni cosa, e sui social si finisce linciati in un secondo.
Inoltre nel passato i dossier dovevano basarsi su un minimo fatto reale, qui invece, nell'età digitale, siamo in piena virtualità: qualcuno può essere davvero stroncato senza che abbia fatto nulla. Se non si porrà rimedio, temiamo che il virus dei ricatti incrociati farà finire la Repubblica in terapia intensiva.
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