Giorgio Napolitano è tornato a farsi sentire con la chilometrica intervista a Repubblica di lunedì, apparsa proprio mentre Sergio Mattarella era da poco atterrato a Washington. Quasi che, dopo le dimissioni dal secondo mandato al Quirinale, il presidente emerito si senta in realtà un presidente supplente. E ritenga un obbligo farsi sentire presso le cancellerie europee mentre il suo successore tace. Perché ora, oltre alle esternazioni fuori controllo di Matteo Renzi, a Bruxelles si guarda con preoccupazione il silenzio di Mattarella.Lo scenario è noto: Renzi attacca Bruxelles e Berlino in ogni occasione buona e in Europa la sua credibilità sta a zero. La burrasca finanziaria scuote i mercati finanziari di mezzo mondo e il nostro premier sta alla finestra, senza rendersi conto che potrebbe crearsi per lui un contesto simile a quello che portò alla caduta di Silvio Berlusconi: sale lo spread, aumenta il rischio del debito italiano, le banche (piene di Bot e Btp) vacillano sotto le tempeste borsistiche. E Renzi che fa? Invoca flessibilità sui conti (cioè leggi di spesa senza corrispondenti tagli) e regala 500 euro ai diciottenni per andare al cinema, incurante che un eventuale ribasso del rating sul debito possa indurre la Bce a sospendere il quantitative easing per i nostri titoli pubblici.
Bruxelles e Berlino non stanno a guardare soprattutto mentre le oscillazioni di borsa fanno ripiombare l'Eurozona in una fase di estrema precarietà. Il pressing è a tutto campo, a partire dalle scudisciate di Juncker, le taglienti dichiarazioni dei commissari europei, le proteste delle feluche per il nuovo ambasciatore, fino alle schermaglie nel Parlamento europeo: la scorsa settimana in una agitata riunione del Ppe il capo dei popolari francesi, Joseph Daul, ha avuto parole sprezzanti per Renzi. «Non lo difendono più nemmeno i socialisti», ha detto riferendosi alle critiche del commissario Pierre Moscovici. I delegati del Ncd presenti alla riunione hanno dovuto tacere e incassare.Ma i leader dell'Ue sono intervenuti direttamente anche su Mattarella. Il quotidiano online ilsussidiario.net riferisce di una telefonata partita nei giorni scorsi da Bruxelles al Quirinale per sondare la disponibilità del capo dello stato a richiamare Renzi ai suoi doveri di sudditanza all'Ue. Erano abituati bene con Napolitano, che nel 2011 ha assecondato le manovre delle burocrazie comunitarie pilotando l'ascesa di Mario Monti. Ma Mattarella ha fatto capire che la musica è cambiata. Se avete problemi con Renzi parlate direttamente con lui, sarebbe stato il tono della risposta.Così il pressing si è spostato nuovamente sull'«usato sicuro» di Napolitano. Il vecchio presidente emerito si è rimboccato le maniche e con l'intervista a Repubblica si è riproposto come vero garante degli interessi europei in Italia. Il colloquio, ispirato da Berlino e Parigi, è tutto un plauso alla Merkel e Draghi e una felpatissima sequela di rimproveri a Renzi, il quale poche ore prima dopo i pesantissimi attacchi lanciati dall'Africa - era arrivato addirittura a chiedere le primarie per eleggere il prossimo presidente della Commissione Ue. Il messaggio di Napolitano non potrebbe essere più chiaro: «È inimmaginabile qualsiasi svolta senza e contro Berlino».
È quello che Francia e
Germania volevano. L'ex presidente ha battuto il colpo e si è riconfermato garante degli interessi Ue mentre il presidente «vero» è a Washington ad accreditarsi presso gli Usa. E su Renzi cala l'ombra di un commissariamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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