Mini-tendopoli e famiglie ospitate nei palazzi intorno al quartiere. Persone anziane svegliate e accompagnate fuori dalle proprie case dopo l'evacuazione. Momenti di fraternità che il giorno dopo si scontrano con l'obiettività necessaria di fronte al dramma: «I soccorsi sono scattati solo al secondo allarme», dice il procuratore di Parigi Rémy Heitz gelando chi, per tutta la notte, aveva celebrato l'impegno dei pompieri assistendo alle operazioni tra canti e preghiere.
Almeno 15 operai del cantiere sono già stati ascoltati dalla procura. Un'inchiesta «lunga, complessa e molto tecnica» che coinvolge gli addetti al restauro senza cavarne granché. Nulla, per il momento, indica «un atto doloso». Le indagini affidate al nucleo criminale della polizia giudiziaria vanno a rilento: «Siamo di fronte a un inedito, la struttura è ancora troppo instabile», filtra da chi è riuscito a entrare nella cattedrale. Le foto che documentano la croce e l'altare, salvati dalle fiamme, sono state scattate solo dopo dieci ore di lavoro dei pompieri. Impossibile procedere a sopralluoghi più complessi in tempi rapidi.
La struttura regge, ci sono però «fragilità da verificare», ammette Laurent Nuñez, sottosegretario agli Interni, che annuncia altre «48 ore per la messa in sicurezza». Restano da valutare il transetto nord e parte della volta. Il ministro Cristophe Castaner, rientrato a Parigi da una visita ufficiale, elogia «la fierezza e il coraggio di chi è intervenuto rischiando la propria vita per salvare l'essenziale di Notre-Dame», e assicura: «La verità verrà a galla, no a polemiche politiche».
Il presidente Emmanuel Macron, annuncia che «il peggio è stato evitato» e riceve la telefonata di Papa Francesco, che gli offre il know-how del Vaticano per il restauro. A sera il presidente appare in tv e promette fiero: «Noi siamo un popolo di costruttori, ricostruiremo la cattedrale, la renderemo anche più bella, entro cinque anni. Capisco l'impazienza di chi vuole reagire alla crisi, però bisogna anche pensare alla storia, dobbiamo usare la catastrofe come un'occasione per unirci. È nostro compito trovare un progetto. Ora dobbiamo lavorare, riusciremo nella nostra impresa».
Non mancano le voci scettiche sulla dinamica di quello che la procura continua a definire un rogo accidentale, come il sovranista Nicolas Dupont-Aignan, che evoca la possibilità di «un attentato», invitando il governo a chiarire «in che modo difendiamo i nostri monumenti». Ieri, in tarda mattinata, i vigili del fuoco dichiarano «l'incendio spento». Almeno un centinaio ancora al lavoro: servono altri due giorni per permettere perizie dettagliate sull'intero perimetro. La sorpresa è il ritrovamento del gallo della guglia, che contiene reliquie di Santa Genevieve e San Domenico. La banderuola di rame, che si credeva fusa nell'incendio, è invece intatta.
«Vogliamo più di chiunque altro far luce sull'origine di questa tragedia» dice Julien Le Bras, delegato della Europe Scaffolding, una delle cinque società responsabili del cantiere. Sotto i riflettori c'è la sua impalcatura: 250 tonnellate di ponteggi intorno a Notre-Dame, insieme con un mini-ascensore che poteva muoversi su e giù per la guglia divorata dalle fiamme.
Dodici suoi operai lavoravano sul sito fino a poche ore prima dell'incendio e la compagnia sta collaborando «senza riserve». «Tra 10 e 15 anni» è invece il tempo stimato per la ricostruzione dalla federazione delle imprese francesi specializzate nel recupero dei monumenti. FDR- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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