Disastro del Mottarone "Fune vecchia e corrosa. Personale impreparato"

Rotti per consunzione due fili del cavo su tre. Nel documento evidenziati gli errori umani

Disastro del Mottarone "Fune vecchia e corrosa. Personale impreparato"

Brillano al sole i quattordici nomi delle vittime del Mottarone, impressi sulla stele di pietra posta ai piedi del pendio dove un anno fa la cabina numero 3 della funivia ha finito la sua corsa. Per ognuna di quelle vite spezzate c'è rabbia, dolore e disperazione considerando che quella tragedia si sarebbe potuta evitare.

Se ne parla sin dall'inizio, ma un'ulteriore conferma arriva dalla commissione nominata dalla direzione generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime, che pur non essendo stata ammessa dal gip a partecipare agli accertamenti tecnici previsti dall'incidente probatorio, ha potuto fare sopralluoghi, sentire il personale e valutare le carenze dell'impianto. I tecnici hanno rilevato che alla base della rottura della fune c'era il progressivo invecchiamento dovuto a fenomeni di corrosione, fatica e dissesti o torsione non adeguatamente monitorati: erano rotti due fili su tre.

Pecche anche nella gestione, tra controlli che non venivano eseguiti e personale carente o non adeguatamente formato. L'impianto di proprietà pubblica, passato nel 2016 dalla Regione Piemonte al Comune di Stresa, era gestito, anzi malgestito dalla società dell'imprenditore Luigi Nerini, il cui nome compare tra gli indagati per la strage.

«I trefoli sono aperti a pennello e i 114 fili presentano rotture di strizione e rotture a becco di flauto con tracce di ossido - scrivono gli esperti tecnici - La configurazione a becco di flauto è identificativa della rottura dovuta nel tempo a fatica per sollecitazione di flessione alternata e/o corrosione nel tratto di fune prossimo alla testa fusa, la rottura con strizione è identificativa di una rottura ultima per riduzione del numero di fili residui ancora integri». In base alla valutazione visiva, scrivono ancora i commissari «i fili con rottura a becco di flauto sono in rapporto circa di 2 su 3 rispetto ai fili che presentano rottura con strizione». La relazione sottolinea ripetutamente che la commissione non «ha potuto visionare il tratto di fune precedente la testa fusa di ancoraggio della traente superiore alla cabina 3, in corrispondenza della quale si è verificata la rottura della fune traente. Ciononostante è certa che in quel tratto si sia verificata la rottura e che «non si rileva la presenza di residui metallici della testa fusa identificativi di un suo collasso».

La relazione si addentra in un'analisi anche di quello che viene definito come «fattore umano». Tranne alcuni agenti con anzianità anagrafica e di servizio rilevante, gli altri assunti da 2-3 anni avevano avuto una formazione troppo breve. C'era poi una organizzazione «minimale ma gerarchizzata», con assenza di registrazioni, approccio al lavoro approssimativo, deresponsabilizzato, mancanza di istruzioni operative efficaci e soprattutto verifiche e controlli di spettanza eseguiti solo «sul ricordo degli affiancamenti». Erano poi previsti controlli mensili di visita agli attacchi terminali delle funi e controlli semestrali agli attacchi a testa fusa delle funi di manovra con lo smontaggio dello stesso attacco.

Ma una dichiarazione di un tecnico della società Scf Monterosa srl, incaricato dalla società Leitner di effettuare le manutenzioni, ha affermato davanti ai pm che aveva effettuato l'ultimo controllo alla testa fusa della traente superiore nel dicembre 2020.

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