In discoteca solo con prenotazione nominativa online e con il «patentino» da esibire all'ingresso: si entra solo se sani certificati dal test sierologico e tracciati dall'app. E all'ingresso, buttafuori col termoscanner per misurare la temperatura. Se la immaginano così l'eventuale ripresa, i gestori dei locali «di intrattenimento danzante», ovvero discoteche, balere, bar con musica, ristoranti con spettacolo. Se la immaginano soltanto, perché la loro emergenza è cominciata prima di tutti e pare essere quella che proseguirà più a lungo. «Si parla di riaprire a dicembre 2020 o marzo 2021 - spiega Maurizio Pasca, presidente del sindacato che rappresenta i gestori delle discoteche - ma nessuno ci considera. Siamo stati esclusi da tutto. Ammortizzatori sociali, cassa integrazione. Per noi niente. E per «noi» intendiamo tutte quelle persone che ruotano dentro e intorno al mondo delle discoteche. Dj, pr, addetti alla sicurezza, barman, ballerini... Non solo. Non siamo rientrati in alcun decreto ma non c'è stata neanche una parola sul nostro mondo. Eppure siamo un settore dai fatturati totalmente azzerati». I numeri: solo le discoteche occupano circa 50 mila persone che diventano 90 mila se si allarga ai locali serali con musica. Un fatturato di circa 4 miliardi per un gettito fiscale di 800 milioni di euro. Nessuna entrata ormai da fine febbraio ma invece affitti da pagare, stipendi e tasse che girano. «Le nostre aziende sono sul lastrico, ma questo sembra non importare a nessuno. Non chiediamo soldi. Ma almeno che il Governo ci metta nelle condizioni di non fallire», incalza Pasca. Come? «Se la chiusura dovesse davvero prolungarsi per mesi, chiediamo la pace fiscale, la sospensione dei pagamenti delle utenze e dei mutui, il blocco degli sfratti per morosità e l'estinzione del credito per immobili accatastati come categoria D3 e D8, e non solo C1». Ma non basta. «Paghiamo l'Iva al 22% mentre tutti gli altri settori dello spettacolo come teatri e cinema solo il 10% - prosegue Pasca - Chiediamo che ci venga allineata e che venga abolita l'Isi, un'imposta per l'intrattenimento che esiste solo in Italia del 16%. Siamo stati primi a chiudere i locali, il 23 febbraio, prima ancora del primo decreto con grande senso di responsabilità perchè consapevoli dei rischi. Ma ora qualcuno ci deve ascoltare».
Sono disposti anche a una manifestazione poco virtuale per farsi sentire a Roma. «All'estero hanno già programmato le riaperture, persino a Shangai le discoteche hanno riaperto», spiega. Intanto hanno inviato ad alcune Regioni come la Puglia e la Liguria, una serie di proposte per una eventuale «fase due» dei locali da mettere in atto già quest'estate se «come auspichiamo l'allerta sanitario dovesse cessare.
Quest'estate cosa faranno intanto i ragazzi? Con i locali chiusi dove si ritroveranno? Immaginiamo forse che non si ritrovino e non facciano feste abusive?» chiede Pasca. Intanto hanno rilanciato il Festival della musica on line il prossimo 30 aprile.
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