Dopo la lunga scia di sangue, al cordoglio e alla disperazione si aggiungono l'ansia e il terrore per le centinaia di persone finite nelle mani dei terroristi di Hamas ed ora tenute in ostaggio, usate come scudi umani e trattate peggio di bestie, anche Hamas afferma di essere «impegnato e obbligato a trattare i nostri ostaggi in modo umano e dignitoso». Tra loro, potrebbero esserci anche due italo-israeliani di cui non si hanno notizie da almeno 48 ore. Si chiamano Lilach Clea Havron ed Eviatar Moshe Kisnis, sono una coppia di coniugi che viveva nel kibbutz di Beeri, non lontano dal confine con la striscia di Gaza, uno tra i più colpiti dalla cieca violenza dei terroristi. Solo in questo insediamento, il servizio di soccorso israeliano Zaka ha riferito di aver trovato 108 cadaveri.
Non si sa nulla della coppia che ha doppio passaporto, israeliano e italiano. Non rispondono alle chiamate della famiglia che adesso è costretta a sperare che siano stati presi in ostaggio e non debbano rientrare nel triste elenco delle vittime da identificare. «Probabilmente sono stati presi in ostaggio oppure risultano dispersi, non abbiamo ancora la certezza», ha confermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani che sta seguendo in prima persona la vicenda. «Si tratta di due cittadini italiani che hanno anche il passaporto israeliano, quindi con doppia cittadinanza, che erano nel kibbutz di Beeri e che non sono rintracciabili. Con le autorità israeliane stiamo verificando dove sono e cosa possa essere accaduto loro», ha spiegato il ministro che lascia accesa una fiammella di speranza. «Mi auguro che non siano stati presi prigionieri e portati nella Striscia di Gaza, non abbiamo notizie in questo senso e nell'altro. Tajani, ai microfoni del Tg2, ha ribadito che l'Italia lavora a stretto contatto con il governo israeliano. «Speriamo di ritrovarli ma in questo momento non abbiamo altre notizie».
Il kibbutz di Beeri è stato uno dei più colpiti dal raid di Hamas. Si trova nella zona Sud di Israele, nella parte nordoccidentale del deserto del Negev, vicino al confine con la Striscia di Gaza. Sulla pagina turistica che offre di visitare l'insediamento, si legge che il kibbutz «è noto per i suoi eventi culturali e gli eventi di canto comunitario di Beeri risuonano in tutto il Negev». Beeri ospita tra le altre cose anche una tipografia di grande successo chiamata «Dfus Beeri» che stampa assegni, buste, album fotografici e varie altre cose ed è considerato uno dei più ricchi e prosperi dell'intero Paese. «Cominceremo a giustiziare pubblicamente un civile n ostaggio per ogni bombardamento israeliano su abitazioni civili a Gaza senza preavviso», dicono da Hamas aumentando ulteriormente la soglia del terrore. La speranza è quella di una trattativa, Qatar e Turchia si sono già offerte informalmente, per arrivare uno scambio di prigionieri. Dagli Stati Uniti al Regno Unito, fino alla Russia, sono tanti i Paesi che denunciano vittime accertate, dispersi e possibili ostaggi di cui non si hanno notizie trasformando la Striscia di Gaza in un incubo internazionale.
Intanto emerge una storia inquietante che rende l'idea sulla brutalità di questi giorni. Una ragazza israeliana ha raccontato di aver scoperto che la nonna era stata uccisa dai social network.
Un terrorista, dopo averla massacrata nella sua casa, in un altro Kibbutz, quello di Nir Oz, ha usato il suo telefono per scattare una foto del cadavere e pubblicarlaonline. Una fine tragica, comune a centinaia di persone. Mentre resta il fiato sospeso per Eviatar Moshe Kipnis, Liliach Lea Havron e gli altri ostaggi nella mani di Hamas.
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