Diversivo strategico di Finlandia e Svezia. E il Cremlino impegna navi e truppe

La manifestata volontà dei Paesi nordici di aderire alla Nato costringe Mosca a occuparsi della minaccia. Sottraendo forze per l'assalto a Kiev

Diversivo strategico di Finlandia e Svezia. E il Cremlino impegna navi e truppe

Mentre la Russia concentra le forze per la sua offensiva, pensata per chiudersi come una tenaglia sulle truppe di Kiev, gli ucraini richiedono con sempre più insistenza, e comprensibilmente, aiuto internazionale. In prima linea, e non solo quanto a solidarietà, è la Finlandia. Proprio ieri la nazione che si affaccia sul Baltico ha annunciato l'invio di ulteriori aiuti militari a Kiev. A renderlo noto è stato il ministero della Difesa di Helsinki che però non ha rivelato i dettagli della fornitura, le modalità di trasporto e i tempi previsti per la consegna degli aiuti bellici.

Ma in realtà l'aiuto più consistente che sta arrivando da Svezia e Finlandia a Kiev è di altra natura. I due Paesi hanno subito per anni un aumento della pressione di Mosca su Baltico e anche sui territori polari, sin da prima che il Cremlino decidesse di lanciare la sua «operazione speciale». Giusto per fare un esempio: nell'agosto del 2007 due sommergibili russi si sono spinti sotto la calotta polare, hanno raggiunto i fondali del Mar Glaciale Artico e hanno piantato una bandiera russa in corrispondenza del Polo Nord. Questa sorta di bullismo sottomarino arrivò dopo che la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare aveva bocciato la richiesta da parte della Russia di estendere del proprio dominio sulle acque artiche. Quella bandiera era sostanzialmente una dichiarazione d'intenti: la Russia si prepara ad accaparrarsi le risorse di buona parte del fondale artico. Con l'attacco all'Ucraina, Mosca in quest'altro fronte tiepido ha deciso di alzare la posta del terrore preventivo. Il 2 marzo una formazione aerea è decollata dalla base aerea russa di Kaliningrad. Erano quattro aerei in totale: due d'attacco del tipo Sukhoi 24, scortati da due caccia Sukhoi 27. I due aerei d'attacco, i Sukhoi 24, possono trasportare anche armi atomiche e i piloti russi hanno fatto chiaro segno di dirigere verso Gotland.

L'effetto di queste minacce però non è stato quello di intimidire Helsinki o Stoccolma. E difronte alla loro rafforzata e, ormai, dichiarata intenzione di aderire alla Nato (scelta che comunque non ha tempi brevissimi) Mosca ha continuato a farsi invischiare nella spirale della minaccia.

Unità russe si mantengono costantemente nel Baltico. In questo momento oltre dieci navi della flotta militare russa stanno prendendo parte a «una esercitazione» molto propagandata dalle fonti russe. Si tratta, informa il comando della flotta, di manovre che simulano attacchi missilistici a navi nemiche, difese da attacchi sommergibilistici e aerei nonché utilizzo dell'artiglieria.

Stesso tipo di attività avvengono anche sul fronte di terra a breve distanza dal territorio finlandese. Qualche giorno fa sono stati visti in movimento sistemi missilistici, almeno a giudicare dalle immagini, sono stati classificati come sistemi di difesa costiera mobili K-300P Bastion-P, progettati per eliminare navi di superficie, compresi gruppi di portaerei.

Mosse indispensabili a Mosca per continuare a recitare il ruolo di grande potenza. Ma in questa situazione in realtà Finlandia e Svezia, solo parlando di adesione alla Nato stanno contribuendo a dragare risorse che la Russia deve continuare a mantenere in movimento su questo «fronte Nord» e che non può utilizzare a Sud. Giusto per dare l'idea il confine comune con la Russia della Finlandia è lungo 1.340 km, risulta chiaro il costo anche soltanto di fingere di alzare il livello di allerta. Ed è un confine distante circa 200 km da San Pietroburgo. Questa parata secondo tutti gli analisti non corrisponde a una vera capacità offensiva di Mosca.

Però finisce per ricordare a un contesto baltico che se l'era quasi dimenticato nei primi anni duemila che la minaccia esiste. E si è trasformato forse nel più grosso scacco immediato di Mosca che ora è percepita come un vero pericolo e non come un attore ambiguo. E questo è stato un favore per Kiev.

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