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La donna oggetto è figlia dell'amore rinnegato

Chiunque faccia una riflessione che non deresponsabilizzi completamente le donne è accusato di misoginia

La donna oggetto è figlia dell'amore rinnegato

Lo scalpore sul caso Harvey Weinstein non si placa. Chiunque faccia una riflessione che non deresponsabilizzi completamente le donne è accusato di misoginia. Il produttore ha usato il suo potere per procacciarsi piacere sessuale usando le donne come oggetti, le ha «cosificate». E per una società che ha ripudiato l'idea dell'amore per ottenere un vantaggio sociale, preferendo un'unione che avviene in nome dei sentimenti, questo è legittimamente inaccettabile. Ma esiste quest'amore sciolto da tutto, che vive solo di se stesso, autentico e sincero, dove nella coppia ci si prende cura l'uno dell'altro, rispettando i singoli bisogni e le rispettive identità? Un amore così richiede esclusività e impegno. Per realizzarlo, l'individualismo e il narcisismo che imperano, dovrebbero essere abdicati a favore della relazione con l'altro. All'opposto ciò che si cerca è una libertà al di fuori dei ruoli convenzionali, in cui esprimere se stessi senza considerare la coppia, che vuole tempo, spazio e reciproca fedeltà. Fa scandalo l'oggettificazione di attrici e modelle ma allo stesso tempo si sdogana ogni forma di sessualità in cui sono banditi la responsabilità che ogni relazione porta con sé, l'empatia e il sentimento. Tutta la società è orientata verso rapporti interpersonali in cui realizzare soltanto il proprio desiderio carnale, come Weinstein. Le donne, come gli uomini, apprezzano la relazione con un «friend whit benefits», un amico con cui avere rapporti sessuali che non richieda attenzioni né esclusività, un oggetto. Nelle serate per single, gli «speed-date», coppie di persone si siedono a un tavolino per un tempo che va dai tre ai sei minuti e in un'ora e mezza conoscono 25 persone, cui dare il voto. Per 15 mila dollari si possono comprare un fidanzato o una fidanzata bambola con capacità emotiva, che mima espressioni facciali. La lista delle perversioni in cui l'altro è una cosa da usare è lunghissima ma ormai si devono chiamare parafilie perché ognuno ha il diritto di usare l'altro come vuole.

Si accetta che i corpi siano cose e sembra normale che tra poco entreranno in commercio bambole che eliminano il problema della considerazione dell'altro come persona animata. Privi di un'intelligenza emotiva ed esibendosi sui social come oggetti senz'anima condannano Harvey Weinstein.

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