![Due ministri oggi in Aula. Caso Almasri in diretta tv](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/05/1738731446-aztrx2qfm42zrfiividf-ansa.jpeg?_=1738731446)
Il caso Almasri raccontato e spiegato in diretta tv. L'informativa congiunta dei ministri della Giustizia e dell'Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, sarà seguita sia alla Camera che al Senato dalle telecamere Rai. I due ministri saranno dunque oggi a Montecitorio (prima) e a Palazzo Madama (alle 15) per riferire su fatti e retroscena legati all'arresto dell'ufficiale libico, sul quale pende un mandato di cattura della Corte penale internazionale. Almasri era stato prima arrestato poi rilasciato e riportato in Libia con un volo di Stato.
In un primo momento il governo voleva farsi rappresentare in aula dal ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani. L'idea però ha sollevato forti proteste da parte delle opposizioni che hanno chiesto che fosse la stessa premier - cui è arrivata la notifica d'indagine dove si ipotizzano i reati di favoreggiamento e peculato - a riferire in Parlamento. La notifica, però, riguardava anche i ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario alla Presidente del Consiglio Alfredo Mantovano. Ed è da questa considerazione che è arrivata la soluzione del caso. Saranno proprio il Guardasigilli e il responsabile del Viminale a riferire in Aula.
Piantedosi aveva già risposto in Senato ad alcune domande dell'opposizione sostenendo che Almasri era stato espulso in quanto ritenuto «soggetto pericoloso». Successivamente aveva scritto al presidente della Camera dichiarando che il governo non poteva riferire oltre sul caso Almasri perché vincolato al segreto istruttorio.
Tramontata quindi l'idea dell'opposizione di bloccare i lavori parlamentari se il governo non avesse fornito adeguate risposte. Non si abbassa comunque il livello di scontro politico sulla questione. E l'informativa congiunta di Nordio e Piantedosi viene vista in maniera diversa dai partiti che siedono sui banchi dell'opposizione. Il senatore di Italia viva, Enrico Borghi, parla di un successo dell'opposizione proprio il fatto che il governo - prima intenzionato a non rispondere - abbia deciso di mandare in aula Nordio e Piantedosi. Il bicchiere appare però mezzo vuoto agli occhi del Pd e del Movimento Cinquestelle che avrebbero voluto arrivasse in Aula la presidente del Consiglio a riferire sul caso. «Abbiamo chiesto la presenza della Meloni - spiega il senatore dem Francesco Boccia - che continua a non venire in Parlamento, qui in Senato ci manca un Premier time da un anno e mezzo e siamo a metà legislatura, è venuta una volta sola, è molto grave. Lo abbiamo ribadito in maniera unitaria che vogliamo sottoporre al presidente del Consiglio una serie di quesiti a partire dalla vicenda Almasri». «Ci deve mettere la faccia - ribadisce anche Daniela Ruffino di Azione - ma in Parlamento e non su X o Instagram».
La presenza di Nordio e Piantedosi, insomma, non basta. «Arrivano con quindici giorni di ritardo - precisa lo stesso Boccia - lasciando il Paese in una condizione oggettivamente di grande imbarazzo».
La presa di posizione più dura resta quella espressa ieri sera dal leader dei Cinquestelle nel corso della trasmissione di Vespa Cinque minuti. «Se da presidente del Consiglio avessi avuto un mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale, lo avrei assicurato alla giustizia internazionale. La Meloni si è resa responsabile di una grave vergogna nazionale, di una grave irresponsabilità politica e di una grave insipienza giuridica».
Ci sono alcuni punti oscuri della vicenda Almasri che però all'opposizione non interessano. Ed è il capogruppo azzurro a Palazzo Madama a sottolinearlo.
Ben venga, dice Maurizio Gasparri, il chiarimento di Nordio e Piantedosi, almeno sapremo «perché durante il suo soggiorno in Germania il libico rappresentava un rischio attenuato mentre in Italia quel rischio era divenuto alto».
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