Duemila detenuti in meno. Con i trasferimenti "risparmio" di 100 milioni

Ad eccezione dei marocchini, i detenuti rumeni e albanesi sono gli stranieri più numerosi nelle carceri italiane

Duemila detenuti in meno. Con i trasferimenti "risparmio" di 100 milioni
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Ad eccezione dei marocchini, i detenuti rumeni e albanesi sono gli stranieri più numerosi nelle carceri italiane. Non come una decina di anni fa, ma con cifre di rilievo. Su una popolazione carceraria straniera di 17.700 persone, le persone provenienti dalla Romania sono 2.083 (l'11,6%) e quelle provenienti dall'Albania sono 1.876 (pari al 10,4%).

Se in occasione del censimento del 2001 i rumeni in Italia erano (ufficialmente) meno di 100mila, dieci anni dopo sfioravano il milione di presenze. Alla fine del 2002, anno della liberalizzazione dei visti turistici in Romania, il tasso di detenzione dei rumeni in Italia era dell'1%, oggi è sceso allo 0,2%.

Qualcosa di simile è accaduto alla comunità albanese, che a partire dagli anni Novanta ha visto consistenti flussi migratori verso l'Italia. Se all'inizio del Duemila il tasso di detenzione era intorno all'1,6%, alla fine del 2010 era calato fino allo 0,6% e dieci anni dopo aveva raggiunto lo 0,4%. Oggi gli albanesi in cella sono una comunità di 2.543 persone.

Quindi poter trasferire nei loro paesi sia i carcerati albanesi sia quelli romeni, significherebbe liberare oltre 5mila posti nelle nostre celle. Non una soluzione totale ma un contributo fondamentale contro il sovraffollamento (60mila detenuti per 48mila posti, cioè 12mila persone «di troppo»). Una boccata d'ossigeno? Non si può dire la stessa cosa per le carceri di Bucarest e dintorni che, in base all'ultimo rapporto dell'associazione Antigone, sono (assieme a Cipro) le più affollate d'Europa.

Calcolando una spesa di 150 euro al giorno per detenuto (di cui l'80% è destinato alle spese per personale civile e di polizia penitenziaria), i rimpatri permetterebbero di accumulare un tesoretto di 270 milioni all'anno (100 se si considerano solo i rimpatri rumeni), da spendere per i detenuti italiani. E magari per contribuire a risolvere situazioni precarie: la ricognizione dello staff di Antigone denuncia un 35% di istituti con 3 metri quadrati calpestabili in cella per ogni persona, nel 12,4% il riscaldamento non funziona. Nel 45% manca l'acqua calda e nel 56% le celle sono senza doccia. Rendere più vivibili le carceri è ormai un'emergenza: i suicidi sono sempre più frequenti, uno ogni due settimane nel 2023.

Ovviamente il trasferimento di parte dei detenuti stranieri non resterà l'unica soluzione svuola-cella. Da un lato si lavorerà ad altri accordi con vari stati: Marocco, Nigeria e Tunisia. Si valuteranno misure alternative per i reati minori. I penalisti chiedono di ragionare su indulto e amnistia.

Per quali reati sono in cella gli stranieri? Cioè, da che tipo di carcerati l'accordo svuoterà i posti? In generale i reati che portano in carcere le persone straniere sono meno gravi di quelli attribuiti agli italiani detenuti, come emerge chiaramente dalla lunghezza delle pene inflitte. Alla fine del 2022, il 28,6% dei detenuti stranieri stava scontando una pena inferiore ai tre anni per la quale avrebbe potuto potenzialmente accedere a una misura alternativa al carcere contro il 20,3% dell'analoga percentuale calcolata sull'intera popolazione detenuta. Il 5,7% stava addirittura scontando una condanna inferiore a un anno (contro il 3,6% calcolato sul totale dei detenuti). Viceversa, se guardiamo a condanne a pene temporanee oltre i dieci anni vediamo che esse riguardano il 23,7% dei detenuti in generale e il 14,5% dei soli detenuti stranieri. L'ergastolo riguarda invece il 4,6% dei detenuti e l'1% dei soli stranieri. I reati più rappresentati sono quelli contro il patrimonio (il 26,1% dei reati ascritti a detenuti stranieri, contro il 23,9% dei reati ascritti alla totalità dei detenuti), quelli contro la persona (il 22,2% per gli stranieri e il 18,2% in generale) e le violazioni della normativa sulle droghe (il 17% per gli stranieri e il 14,4% in generale). Seguono i reati contro la pubblica amministrazione, che pesano per il 10,1% nel caso di detenuti stranieri contro il 6,9% complessivo, probabilmente a causa delle fattispecie di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

La legge sulle armi vede invece una netta sotto-rappresentazione dei detenuti stranieri (1,9% dei reati loro ascritti, contro il 6,8% complessivo), così come l'associazione di stampo mafioso (0,8% contro 6,8% complessivo).

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