E adesso scoppia anche la bomba lavoro. I veti del sindacato ostacolano SuperMario

Da Cgil, Cisl e Uil "no" a sblocco dei licenziamenti, già costato 20 miliardi

E adesso scoppia anche la bomba lavoro. I veti del sindacato ostacolano SuperMario

Il primo faccia a faccia dovrebbe svolgersi domani, ma le parti in commedia sono già delineate. Il presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, nell'incontro con i sindacati a Palazzo Chigi sicuramente prenderà nota delle richieste, ma poi dovrà assumere una decisione che, se intrapresa nel solco dell'europeismo, è destinata a scatenare polemiche.

La prima grana del governo Draghi, infatti, sarà gestire lo sblocco del divieto di licenziamenti che scade a fine marzo (Fondo di solidarietà e cassa in deroga scadono invece il 30 giugno). Il punto di partenza sarà il percorso delineato dall'esecutivo, almeno in termini di fondi disponibili. L'Italia, infatti, ha già ricevuto una prima tranche dei fondi Sure per l'emergenza occupazionale da 10 miliardi di euro. Per gli ammortizzatori sociali si è già concordato con l'Ue un plafond da 27,4 miliardi, mentre la vecchia bozza di Pnrr prevedeva 12 miliardi per le politiche attive.

Nel secondo giro di colloqui con i gruppi parlamentari più piccoli Draghi ha sottolineato di aspettarsi una ripresa «molto lenta» e quindi occorre «tutelare le persone che non avranno il lavoro». Per quanto riguarda le imprese, ha affermato che «bisogna evitare di erogare contributi a fondo perduto, ma finanziarle per consentire loro di poter riprendere l'attività una volta superata la crisi». Parole che sembrano preludere a uno stop al finanziamento pubblico della cassa integrazione e a un focus più deciso sulla riforma degli ammortizzatori sociali che, tagliando sussidi inutili, potrebbe anche trovare una sua prima attuazione. La creazione di nuovi posti sarebbe demandata alle grandi opere.

Ecco perché non è detto che l'incontro con Cgil, Cisl e Uil sia semplice da affrontare. «Non si può toccare né il blocco dei licenziamenti né la cassa Covid che, ricordo, per le imprese è gratuita», ha dichiarato ieri il segretario Cisl, Annamaria Furlan (foto a sinistra). Il blocco deve durare «fino a quando non saremo fuori dall'emergenza e non avremo contestualmente approvato una riforma degli ammortizzatori sociali universali, compreso il rafforzamento dei contratti di solidarietà», le ha fatto eco il segretario Cgil, Maurizio Landini (foto a destra). Discorso diametralmente opposto a quello del vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe, secondo cui occorre «aiutare subito chi perde l'impiego a trovarne un altro; se c'è la volontà di cambiare, la riforma degli ammortizzatori sociali si può fare in 20 giorni».

Come detto, Draghi dovrà scegliere e

di certo sa che non potrà spendere 20 miliardi di cassa straordinaria come fatto da marzo a dicembre 2020 dal governo Conte. L'incubo di oltre un milione di nuovi disoccupati da aprile in poi, tuttavia, fa tremare i polsi.

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