Berlusconi striglia gli azzurri: "Chi non paga le quote resterà fuori dal congresso"

Il leader: «Le casse sono vuote e io non posso più dare nulla». E rassicura i parlamentari: tutti ricandidati

Berlusconi striglia gli azzurri: "Chi non paga le quote resterà fuori dal congresso"

Roma - Il Cavaliere è determinato e a tratti duro con i suoi: «Ancora troppe persone non sono in regola con il contributo al partito. E questo non va bene. Presto ci sarà un Congresso nazionale di Forza Italia a cui non potranno partecipare quelli che non hanno versato la quota dovuta». Lo dice in maniera grave a tutti i coordinatori azzurri, radunati a palazzo Grazioli mercoledì sera. Accanto a lui anche il senatore Alfredo Messina, tesoriere del partito, che gli ha rappresentato la situazione a tinte fosche. Ancora quasi metà tra parlamentari e consiglieri regionali non sono a posto con le quote. Senatori e deputati si stanno mettendo in regola ma molti consiglieri regionali ancora s'imboscano. «Le casse del partito sono vuote e come sapete, per legge, non posso più provvedere io come ho sempre fatto. Per cui datevi da fare con il fundraising e con la campagna del 2 per 1000».

Bisogna correre anche perché, giura il Cavaliere: «In autunno ci saranno le elezioni». Butta lì anche la data, spiazzando molti dei suoi ospiti ignari della trattativa sulla legge elettorale: «Il 24 settembre potrebbero esserci le elezioni anticipate. Per cui bisogna mettersi a lavorare pancia a terra». Parla anche di se stesso: «Io avrei preferito aspettare la sentenza della Corte di Strasburgo che farà finalmente giustizia dell'assurda condanna che mi impedisce di candidarmi. Ma non è nel nostro stile anteporre queste considerazioni all'interesse generale del paese». Quindi la rassicurazione: «Io sarò in campo, comunque, a guidare Forza Italia. Ma votare al più presto possibile si può fare solo con una legge elettorale applicabile e condivisa».

E qui ripete che il dibattito «non mi appassiona ma me ne occuperò io personalmente». Lasciando intendere che, quando sarà, sarà lui stesso a risedersi al tavolo con Renzi. Senza altri intermediari. E gira voce che i due si siano già sentiti per telefono. Naturalmente l'ipotesi di un Nazareno bis scuote gran parte del partito. Ma Berlusconi tiene a precisare: «Un accordo sulla legge elettorale, se si farà, non è un accordo politico con il Pd. Non è neppure un nuovo Patto del Nazareno, ricordando d'altronde che neppure quello vecchio era un accordo politico: era solo un metodo per fare le riforme insieme. Ed è fallito non certo per colpa nostra».

Molti temono che il tedeschellum, sistema sostanzialmente proporzionale proposto dal Cavaliere su cui sono arrivate delle aperture da parte del Pd, porti dritto verso le larghe intese. Berlusconi nega: «Solo eccezionalmente ha portato a grandi coalizioni. Noi non vogliamo il sistema tedesco per fare coalizioni, vogliamo vincere con il centrodestra unito. Se poi la volontà dei cittadini non sarà quella di dare la maggioranza a qualcuno vedremo il da farsi. Ma saranno gli italiani, non i partiti, a scegliere».

Certo, c'è il problema della coalizione che, oggi come oggi, è sfilacciata più che mai. Berlusconi ricorda: «Con Salvini e Meloni eravamo d'accordo su quasi tutto. Nel programma comune, Meloni voleva maggiore attenzione ai giovani. Concesso. Salvini, invece, s'è fissato con l'uscita dall'euro. Legittimo ma non si può: l'Italia pagherebbe un prezzo troppo alto. Meglio l'introduzione di una doppia moneta».

Ultimo tema spinosissimo: le liste.

Il Cavaliere cerca di gettare acqua sul fuoco: «Sarete tutti ricandidati - dice ai tanti parlamentari presenti - Anche se dobbiamo aprirci alla società civile e valorizzare i tanti amministratori azzurri che governano città e Regioni».

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