E L'Espresso rilancia insulti a Salvini: "È sempre una m..."

Il settimanale L'Espresso ritwitta un insulto rivolto a Matteo Salvini. Ira della Lega. Borgonzoni: "Vergogna"

E L'Espresso rilancia insulti a Salvini: "È sempre una m..."

Un retweet eloquente. E che in fondo risulta essere solo l'ultimo degli attacchi riservati da L'Espresso al ministro dell'Interno. Ormai Salvini ci avrà fatto il callo, ma oggi su Twitter il settimanale del gruppo Gedi ha calcato la mano rilanciando un hashtag non certo amorevole verso il leader della Lega.

Il cinguettio incriminato è stato condiviso con i follower da Valentina: "La Resistenza comincia dalle piccole cose - si legge - che poi tanto piccole non sono. Viva l'Espresso. Viva Repubblica e sempre sia lodato @giannipi". Il riferimento è a Gipi, il noto fumettista e illustratore, le cui opere sono in edicola allegate al quotidiano e al settimanale del gruppo Gedi. Unico problema: alla fine del suo tweet, Valentina conclude con "ah, sempre #salvinimerda". La chiosa, però, non ha comunque impedito all'account Twitter de L'Espresso di condividere e rilanciare l'insulti rivolto al ministro dell'Interno. Provocando le proteste della Lega.

"Vogliamo parlare de L'Espresso che ritwitta gli insulti a Salvini?", scrive su Facebook il sottosegretario Lucia Borgonzoni corredando il post con un "vergogna" scritto a caratteri cubitali.

Gli attacchi de L'Espresso a Salvini

Come detto, non è il primo attacco riservato dal settimanale diretto da Marco Damilano al leader della Lega. Un esempio? A fine settembre, quando il consiglio dei ministri licenziò il dl Sicurezza che porta il nome di Salvini, L'Espresso paragonò il decreto alla "Difesa della razza" del 1938. "Il gruppo Espresso ha problemi economici - rispose il ministro - sono vicino, da giornalista, ai colleghi che rischiano di perdere il posto di lavoro. Purtroppo, però, devo prendere atto che i lettori non premiano campagne razziste, zeppe di pregiudizi, insulti o bugie come quella contro il mio decreto".

Situazione simile si era verificata anche qualche mese prima. Era giugno, in pieno affaire Ong. Salvini aveva disposto la chiusura dei porti alle navi umanitarie, dando il via a una lunga estate di polemiche. Il direttore Damilano decise così di contraporre in copertina il volto del ministro a quello di Aboubakar Soumahoro, il sindacalista di colore. Il titolo era eloquente: "Uomini e no". Sottotitolo: "Il cinismo, l'indifferenza, la caccia al consenso fondata sulla paura.

Oppure la ribellione morale, l'empatia, l'appello all'unità dei più deboli. Voi da che parte state?". Anche in quel caso Salvini rispose con un bacio social e la sentenza: "Alla sinistra rimangono solo bugie e insulti. Mi fanno tenerezza".

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