Adesso non è più una storia di presunte tangenti. Ora la vicenda dell'hotel Metropol diventa una questione di «sicurezza nazionale», come sottolinea la Lega che chiama in causa il Copasir, il Comitato parlamentare che controlla i Servizi. Mercoledì verrà ascoltato, per un'audizione già programmata, il sottosegretario con delega all'intelligence Alfredo Mantovano e quella sarà l'occasione per porre le domande giuste.
Quesiti che aumentano di giorno in giorno. L'ultima novità, emersa dall'inchiesta della Verità, che ha letto gli atti del fascicolo, è la presenza alla famosa riunione fra italiani e russi, ai tavoli dell'hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018, di un ufficiale dei Servizi russi, l'Fsb, Andrey Kharchenko, classe 1980, identificato dall'Aisi con la sponda degli 007 di un Paese amico. Strano: che ci faceva un personaggio del genere in quella riunione?
La vicenda assume sempre più contorni inquietanti: fra l'altro Kharchenko era in contatto con l'avvocato Gianluca Meranda, il vero dominus di tutta questa saga che assomiglia sempre di più ad una macchinazione, una trappola per incastrare la Lega e il suo leader Matteo Salvini alla vigilia delle elezioni Europee del 2019, un passaggio molto importante per la politica e la destra.
Una relazione delle Fiamme gialle, depositata peraltro quasi tre anni fa e dimenticata in fondo a quei faldoni, accredita una versione completamente diversa di tutto quell'intrigo: si viene a sapere dunque che Giovanni Tizian, uno dei due giornalisti che avevano firmato lo scoop dell'Espresso che scoperchiò lo scandalo, conosceva Meranda, lo sentiva e incontrava spesso, proprio in quei mesi cruciali, addirittura salì sullo stesso aereo, decollato da Fiumicino per Mosca il 17 ottobre 2018, il giorno prima dell'attesissimo meeting.
Lo scoop non è il resoconto di qualcosa che si è scoperto, ma viene costruito in tempo reale e i due giornalisti, Giovanni Tizian e Stefano Vergine, assistono in diretta, dietro le quinte, alle fasi della trattativa.
Meranda, un legale espulso dalla massoneria, sembra coltivare un suo particolare disegno: più che portare una montagna di soldi alla Lega pare attento a mettere nei guai il Carroccio. Alcune foto disponibili sul suo cellulare ritorneranno nel servizio dell'Espresso che farà il giro del mondo provocando un danno di immagine pesantissimo per la Lega.
In realtà, come si sa, le mazzette non arriveranno e l'inchiesta della procura di Milano finirà in archivio. Non c'è nulla, ma il polverone è altissimo e ora si viene a sapere che sul lato russo del tavolo c'era almeno un ufficiale dei Servizi putiniani.
È tutto molto inquietante, come sottolinea la Lega che annuncia la presentazione di un esposto e chiama in causa, ciascuno con le proprie responsabilità, la magistratura, la politica, l'Ordine dei giornalisti, adesso pure il Copasir dove mercoledì Claudio Borghi Aquilini darà battaglia.
C'è stato davvero un complotto per screditare la Lega e Salvini in un momento di irresistibile ascesa? E chi erano i burattinai di questa fiction dai tratti contorti e in parte indecifrabili? Qualcosa di simile, come racconta proprio Borghi Aquilini nell'intervista concessa al Giornale, capitò nel 2019 al vice cancelliere austriaco Heinz-Christian Strache, costretto alle dimissioni dopo la divulgazione di un imbarazzante video girato due anni prima a sua insaputa in cui prometteva appalti in cambio di soldi all'avvenente, sedicente nipote di un oligarca russo. Strache era indifendibile, ma non si è mai capito che abbia preparato l'esca avvelenata.
In ogni caso, al Metropol con Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini, e il bancario
Francesco Vannucci, si ritrovano doppiogiochisti e spie. Con la stampa spettatrice in diretta. Ce n'è abbastanza per porre qualche domanda. E per provare a capire cosa sia successo veramente in quei giorni di cinque anni fa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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