
In piedi, vestito di nero e con in testa il solito berretto da baseball con visiera anch'esso nero, davanti ai ministri del governo di Donald Trump seduti a un tavolo in giacca e cravatta.
L'intervento di Elon Musk, responsabile per il taglio della spesa pubblica scelto dal presidente ma non eletto dal popolo americano, è tutt'altro che convenzionale. Al consiglio dei ministri, che ha corteggiato definendolo «la migliore squadra di sempre», ha gettato in faccia cifre e programmi poco rassicuranti. «Come Paese non possiamo sopportare un deficit di 2.000 miliardi di dollari ha detto il miliardario capo del Doge -. Dobbiamo agire, altrimenti l'America farà bancarotta».
Come fare è presto detto. «Dobbiamo risparmiare 4 miliardi di dollari al giorno ha affermato rispondendo anche alle domande dei giornalisti presenti alla riunione -. Vogliamo mantenere tutti i dipendenti pubblici che svolgono lavori essenziali».
Il che, tradotto, significa far fuori tutti quelli che lui riterrà superflui, e si è già visto con quali modalità: mail agli impiegati che danno 30 minuti per svuotare i cassetti e andarsene, o tagli effettuati in maniera talmente inaccurata da rischiare di danneggiare, ad esempio, l'efficienza dell'arsenale nucleare degli Stati Uniti.
Per valutare in tempi rapidi l'utilità dei dipendenti pubblici americani, Musk ha fatto spedire qualche giorno fa dal suo dipartimento (il Doge, appunto) delle mail in cui si chiedeva loro di dettagliare in cosa fosse consistito il loro lavoro degli ultimi cinque giorni. Modalità che non è garbata ai dirigenti di alcune delle più importanti agenzie federali, tra le quali spicca l'Fbi affidato a due fedelissimi di Trump a dir poco controversi, che hanno dato istruzione ai loro dipendenti di non rispondere. Si è parlato, anche per questo, di un inizio di rivolta contro Musk e i suoi metodi.
Il presidente, però, è risolutamente schierato con l'uomo cui ha affidato la riduzione del deficit nazionale: almeno per il momento, tutto quello che Musk fa è per Trump «fantastico». E ieri, davanti ai suoi ministri riuniti insieme per la prima volta, il presidente ha usato un linguaggio tipico del capo del «Doge»: «So che alcuni membri del governo sono un po' in disaccordo con Elon Musk Qualcuno non è contento di Elon? ha aggiunto in tono scherzoso Se non lo è lo cacciamo di qui». I ministri hanno capito l'antifona e molti di loro hanno applaudito. A quel punto, Trump si è sentito autorizzato ad affondare il colpo: «Hanno molto rispetto per ciò che Elon sta facendo ha detto ai giornalisti -. Qualcuno è un po' in disaccordo, ma vi dico che per la maggior parte penso che non solo siano contenti, ma anche entusiasti».
Al di là dei modi autoritari della coppia Trump-Musk, che certamente disturbano più di qualcuno, sussistono resistenze facilmente immaginabili: nessun capo di un'agenzia federale è contento di vedersi tagliare i fondi e falcidiare il personale. Ma è probabile che nella mente di diversi ministri alberghi anche un fastidio che deriva dalla consapevolezza che il miliardario di origine sudafricana predica bene ma razzola male.
Musk, infatti, ha goduto negli ultimi 15-20 anni di ingenti sussidi sia federali che statali, che gli hanno permesso non solo di mantenere in vita la sua azienda Tesla in momenti critici, ma di diventare l'uomo più ricco del mondo. Secondo il «Washington Post», avrebbe ricevuto non meno di 38 miliardi di dollari tra contratti governativi, prestiti, sussidi e crediti d'imposta.
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