Le elezioni amministrative si avvicinano e la campagna elettorale sta assumendo i toni di un vero e proprio scontro tra le parti. Uno scontro non incentrato su questioni strettamente legate all’amministrazione del territorio, ma soprattutto su aspetti valoriali ed ideologici. La tornata elettorale avviene in un momento estremamente delicato sia per l’Italia che per tutti gli equilibri internazionali: la legge sulle unioni civili, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, la crisi economica e quella migratoria sono, per esempio, tematiche portatrici di un forte carico di emotività tra gli elettori. Il dibattito ha assunto quindi caratteristiche estremamente simili a quelli in corso durante la Guerra Fredda. Da una parte coloro che si dicono fiduciosi nel progresso e nel futuro amministrato dalle istituzioni politico-economiche maggioritarie in Occidente, dall’altro chi di fronte alle problematiche e all’incertezza verso il futuro invoca la difesa dei valori tradizionali. E spesso guarda alla Russia come un punto di riferimento.
Questa polarizzazione del dibattito sta avendo effetti anche sui candidati. Alcuni di loro, infatti, hanno assunto posizioni chiaramente liberali e di ispirazione americana; altri invece dicono apertamente di volere promuovere l’avvicinamento dell’Italia alle posizioni russe. Questi ultimi, candidati sia a Milano che a Roma che in diversi altri comuni di tutto il Paese, sono tutti accomunati dalla volontà di promuovere un conservatorismo valoriale, la famiglia e la difesa delle tradizioni.
A spiegarlo è Irina Osipova, candidata al Consiglio Comunale di Roma tra le file di Fratelli d’Italia. “La Russia è un brillante esempio di conservatorismo valoriale che non causa scontri tra popoli e religioni. Dove convivono diverse fedi e ben 192 gruppi etnici differenti”. Già presidente dell’associazione dei giovani italo-russi di Roma, la Osipova dice di ispirarsi a “valori conservatori” di essere “contro la teoria gender” e “a favore dello sviluppo delle identità”. In caso venisse eletta vorrebbe rafforzare i nodi culturali tra Russia e Italia. “Con le sanzioni ancora in corso quello che posso fare è di utilizzare la cultura come vera forma di collaborazione. Partendo dall’abbellimento e dal restauro del patrimonio culturale di Roma, per non deludere le aspettative dei turisti russi, che sono una fetta importante dell’economia della città e che sono i principali portatori dell’immagine nella città nel mondo”. D’accordo con lei è anche Alessandro Verri, 21 anni e candidato al Municipio 4 del comune di Milano. “I russi hanno un attaccamento alle radici che noi abbiamo perso. Per riscoprirlo mi sto attivando per creare una partership universitaria tra l’Università Cattolica, in cui studio, e la più grande università della Russia”.
A volere rinvigorire la presenza russa nella propria città è anche Gian Matteo Ferrari (detto Teo), candidato per la Lega al comune di Varese. “Le sanzioni contro Mosca sono imposte da oltreoceano e stanno devastando la nostra economia. Per ricucire questo enorme problema vorrei portare maggiore conoscenza sulla Russia a Varese, intitolando per esempio una via all’eroe russo morto in Siria. Sarebbe un ottimo modo per fare sapere all’opinione pubblica che i russi stanno combattendo il terrorismo per tutti noi, che altrimenti saremmo già stati invasi”. Già vice-presidente dell’Associazione culturale Lombardia-Russia, Ferrari ritiene che la Russia sia l’ultimo baluardo per difendere l’identità cristiana e i valori morali. In primis la famiglia”.
La famiglia è uno dei principali elementi per cui si dovrebbe guardare verso Mosca. Lo pensa Vincenzo Sofo, candidato della Lega al consiglio Comunale di Milano. Presidente del think tank leghista Il Talebano, Sofo già nel 2013 aveva invitato a Milano Alain De Benoist, pensatore francese e uno dei maggiori teorizzatori contemporanei dell’avvicinamento dell’Europa alla Russia. “La difesa di Putin a favore della famiglia è fondamentale per controbilanciare l’egemonia culturale americana, che fa dell’individualismo e della destrutturazione della famiglia tradizionale una delle proprie principali bandiere in politica estera”.
La difesa della famiglia non è però solo un punto centrale della campagna elettorale di chi guarda con fiducia alla Russia. Ma anche di alcuni candidati che si ispirano al modello liberale di stampo americano. E’ il caso di Nicolò Mardegan, candidato sindaco a Milano per la lista Noi per Milano. Ex coordinatore cittadino del Nuovo Centro Destra, in ogni fase della propria attività politica Mardegan si è sempre contraddistinto per la difesa della famiglia fondata sull’unione tra l’uomo e la donna. “Io sono a favore della destra economica liberale e di stampo americano” spiega “ma a proposito della famiglia sto con Putin. Se fossi sindaco non celebrerei le nozze gay”.
Un’apertura tendenzialmente pro-russa, la sua, decisamente nuova rispetto alle sue posizioni passate. Mardegan ha infatti vantato frequentazioni con Simone Crolla, consigliere delegato di American Chamber of Commerce, l’associazione che riunisce le più grandi multinazionali statunitensi e cura le loro relazioni con l’Italia. Crolla è uno dei più importanti lobbisti italiani a promuovere gli interessi degli Stati Uniti e uno dei più attivi sostenitori del TTIP , l'accordo commerciale con gli USA che vincolerebbe definitivamente l'economia europea a quella americana. D’altra parte sembra che il candidato sindaco di Noi per Milano le priorità siano cambiate negli ultimi mesi. Se fino a qualche mese fa condannava apertamente il fascismo - "I fascisti sono anti-storici, si ispirano ad una dittatura che non deve più esistere, sono più goliardici che reali e non sono compatibili con il mio contenitore politico in cui per loro non c'è spazio" – è notizia recente che la sua lista sia sostenuta da Casapound.
A ritenere necessaria una svolta in senso liberale è anche Yoram Ortona, candidato al comune di Milano tra le fila di Stefano Parisi ed esponente della comunità ebraica milanese. Con la vittoria del Centrodestra a Milano vincerebbe “l’area liberal-popolare, che promuoverebbe un virtuoso libero mercato”. Il suo progetto è quello di ricreare il modello di Tel Aviv, “città con cui Milano è gemellata e che è la start up nation per eccellenza, orientata al libero mercato e alle liberalizzazioni. Con la cultura liberale del sindaco Parisi si va in questa direzione”. Ortona ricorda poi che la prima nazione amica di Israele sono gli Stati Uniti, sottolineando però che negli ultimi anni l’amministrazione di Putin ha instaurato ottimi rapporti con lo Stato ebraico.
A voler rendere Milano la capitale dei valori liberali è Dario Fertilio, giornalista a lungo penna del Corriere della Sera. Già ideatore della giornata in memoria delle vittime del comunismo, si celebra ogni 7 novembre, denominata Memento Gulag, Fertilio rivendica di essere un grande amante della cultura russa.
E per questo “grande oppositore della dittatura di Putin, che non è altro che il continuatore del vecchio regime comunista con istanze nazionaliste”. Milano deve essere quindi saldamente ancorata ai valori della democrazia anglosassone e liberale, tutelando e incrementando la sussidiarietà, la democrazia diretta e il libero mercato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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