Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli ora risciano il processo. La vicenda delle presunte fatture false che i genitori dell'ex premier avrebbero emesso per prestazioni però mai effettuate. I diretti interessati, indagati insieme all'imprenditore Dagostino, ovviamente si dichiarano innocenti e attraverso il loro legale fanno sapere che "finalmente si verifica ciò che avevano chiesto i miei assistiti: essere processati".
Ma andiamo con ordine. Prima di tutto le accuse. Le questione riguarda due fatture in particolare. Come scrive il Corriere, la prima fattura contestata è la "1 del 15 giugno 2005 emessa dalla Party srl per 20mila euro più 4.400 euro di Iva in favore della Tramor srl e avente a oggetto uno 'studio di fattibilità commerciale per collocazione area destinata al food nel vostro nuovo insediamento nei pressi di The Mall'". La seconda, invece, emessa sempre dalla Eventi 6 aveva un valore di 140mila euro più 30.800 di iva. Questa risale al 30 giugno 2015 ed è stata emessa in favore della Tramor Srl per uno "studio di fattibilità di una struttura ricettiva e food con i relativi incoming asiatici e la logistica da e per i vari trasporti pubblici (Ferrovie-Aeroporti) effettuato come da incarico stipulato il 20 gennaio 2015 e consegnato il 30 maggio 2015".
Secondo i pm che stanno seguendo il caso, il procuratore aggiunto Luca Turco e dalla pm Christine von Borries, coordinati dal procuratore Giuseppe Creazzo, però, i due lavori non sarebbero stati mai effettuati. A dimostrarlo, scrive sempre Florenza Sarzanini sul Corriere, ci sarebbero due mail scambiate tra gli indagati di Rigano sull'Arno e l'imprenditore Dagostino. La seconda fattura, infatti, sarebbe stata inviata da un account riconducibile alla Bovoli il 6 luglio del 2015. Prima di questa, dicono i pm, ce ne sarebbero state altre due versioni con un oggetto leggermente diverso. Quella fattura, arrivata dunque a Dagostino il 6 luglio, sarebbe stata girata da questi a Carmine Rotondaro, il quale era procuratore speciale del gruppo Kering di cui la Tramor srl faceva parte. Nella mail Luigi Dagostino avrebbe scritto: "Buongiorno caro, ti pregherei di mettere in pagamento urgentemente per i motivi che ti ho spiegato". Il pagamento sarebbe avvenuto, annota il quotidiano di via Solferino, il 21 luglio successivo. Rotondaro non avrebbe però colpe, visto che sarebbe stato "ingannato" da Dagostino sulla "veridicità della fattura".
A "scoprire" la presunta "fattura non supportata da adeguata documentazione", sarebbe stato il nuovo amministratore di Tramor, Remì Leonforte. I pm annotano, come scrive il Corriere, che di quelle fatture manca "adeguata documentazione dato che non veniva trovato né il contratto di afidamento dell'incarico, né lo studio di fattibilità menzionato".
Leonforte, indagato ma per lui i pm hanno chiesto l'archiviazione, ha così chiesto ravvedimento operoso. Ecco perché, secondo i magistrati, le fatture sarebbero frutto di "attività di consulenza mai effettuate, frutto di un accordo illecito stretto tra Bovoli, Renzi e Dagostino".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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