Rocco Casalino sarà candidato capolista 5 stelle in Puglia. L'uomo che per almeno due anni ha dettato l'agenda mediatica e politica del paese, con i suoi messaggi vocali e le veline pandemiche, decidendo gli orari in cui gli italiani dovessero stare incollati alla tv per sapere se il giorno dopo potevano o meno uscire a fare la spesa, il grande fratello di Giuseppe Conte, cacciato in malo modo dai deputati 5 stelle che non gli hanno rinnovato il contratto con il gruppo grillino della Camera, sarà costretto a occupare uno dei pochi posti sicuri del listino bloccato per poter continuare a stare accanto all'avvocato del popolo.
«Con la presente le comunichiamo che il 15 luglio il suo contratto scade e non è richiesta più alcuna prestazione da parte sua» è la mail di ghiaccio che gli ha inviato Davide Crippa, anticipando di fatto lo strappo che si sarebbe consumato tra ultimi reduci 5stelle sull'altare di Draghi.
Sono rimasti solo Casalino e Mario Turco accanto a Conte, dopo l'esodo a tappe: da Di Battista a Paragone, da Ciampolillo alla Lezzi, da Di Maio a Crippa. E se è vero che Conte dopo la parentesi politica pandemica sarebbe tentato dal ritirarsi definitivamente all'hotel Plaza, così non è per gli ultimi pulcini rimasti che provano a convincerlo nel tentare l'ultima chance. Il vincolo dei due mandati rilanciato da Grillo non aiuta, ne restano pochi persino per riempire le liste. Per questo Conte insiste nell'alleanza con i dem, l'unica possibilità per cercare di raccattarne qualche eletto almeno all'uninominale. Il risultato alle amministrative è stato disastroso, ma in Puglia è stato eletto l'unico sindaco 5 stelle di questa tornata, a Mottola. Dove Conte prima delle elezioni aveva promesso insieme al vice Mario Turco e alla sottosegretaria al Mise Alessandra Todde la reindustrializzazione, entro luglio, di una fabbrica tessile chiusa da tempo con 70 operai licenziati. Il sindaco è stato eletto, luglio è arrivato, e l'azienda promessa da Conte e i suoi pulcini non si è mai vista. Turco invece, che durante il Conte bis è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con ampia delega alla programmazione economica e al Cipe, aveva pure inventato una sua personalissima struttura, Investitalia, subito sciolta da Draghi. Nella sua Taranto ha portato il movimento al 4 per cento, nonostante si partisse dal 50 per cento e i cinque parlamentari eletti nell'ultima tornata. Resta con un pugno di mosche in mano Conte, come del resto anche Di Maio. È per questo che furbescamente il Pd, dopo aver provato fino all'ultimo momento con Franceschini e Speranza a sostituire Draghi con un Conte ter come ha svelato Matteo Renzi, oggi dice di non volersi alleare con i 5 stelle.
Proveranno a risucchiare agli ex alleati tutto ciò che possono dopo averne alimentato e cavalcato le pulsioni populiste, lasciandogli da candidare solo Casalino nel tentativo di riportarlo a Palazzo Chigi a scegliere chi può fare le domande nelle conferenze stampa.
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