Edi, l'amico del nostro Paese che punta su Roma per l'ingresso nell'Ue

L'ex sindaco di Tirana ha rilanciato il Paese ex comunista. La partnership con l'Italia e l'aiuto dei nostri imprenditori hanno trasformato l'Albania

Edi, l'amico del nostro Paese che punta su Roma per l'ingresso nell'Ue
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Edi Rama l'italiano, l'amico del nostro Paese che apre i suoi porti e due centri di raccolta agli immigrati irregolari per allentare la pressione sulle nostre coste e sul nostro governo. Il premier albanese è oggi protagonista di un quasi incredibile capovolgimento di posizioni in una storia di emigrazione senza regole cominciata con il collasso dei regimi comunisti dell'Europa orientale e balcanica. All'inizio degli anni Novanta, l'Albania era il Paese più povero d'Europa, devastato da quasi mezzo secolo di dittatura di schietta impronta stalinista: un luogo da incubo dal quale si poteva, finalmente, scappare.

Ridotto da un'autarchia fanatica a una miseria collettiva per noi inimmaginabile, il popolo albanese intravedeva la sua piccola America sulla sponda opposta dell'Adriatico. L'Italia era familiare alla gente di lì non solo per recenti trascorsi storici (dopo quindici anni di tutela di Roma sul regno da operetta di Zog I°, nel 1939 Mussolini aveva incorporato l'Albania nel suo effimero impero), ma anche perché, grazie alla diffusa conoscenza della nostra lingua, le nostre televisioni rappresentavano ogni sera per chi riusciva a captarle l'irresistibile vetrina di una scintillante alternativa di vita.

Caduto il regime di Ramiz Alia a Tirana, già nella primavera del 1991 navi e pescherecci rugginosi, incredibilmente affollati di gente senz'arte né parte, lasciavano i porti albanesi di Durazzo e di Valona diretti verso la Puglia. In tre ondate successive di sbarchi, decine di migliaia di albanesi raggiunsero l'Italia. In agosto, ventimila profughi accalcati sulla nave Vlora si riversano sulla costa pugliese, molti si dileguano nelle campagne, molti altri vengono fermati e concentrati nello stadio di Bari, ma prima del rimpatrio aereo in 700 si ribellano e divampa una rivolta che durerà tre giorni. Per arginare l'esodo, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti concorderà con Tirana in settembre un piano di aiuti economici. Ma intanto, parte dell'immigrazione albanese avrà già cominciato a installare in Italia una mafia feroce dedita al controllo della prostituzione e a traffici di droghe.

In quei primi anni Novanta, l'Albania è in preda all'anarchia. Clan mafiosi spadroneggiano, si spara e si muore nelle strade in mano a personaggi come il famigerato boss di Valona Zani Caushi. La politica, debole e litigiosa, fatica a imporre il controllo dello Stato sul territorio; ci riuscirà solo gradualmente anche grazie all'emergere di figure capaci e autorevoli. Edi Rama, dirigente del partito socialista fin dalla caduta del regime, è tra queste non solo quella di maggior successo, ma la più interessante sotto il profilo personale. Rama, ex cestista dal fisico imponente e docente all'Accademia delle Belle Arti di Tirana, è un politico artista animato da un forte senso estetico, che in un Paese deturpato da una sorta di bruttezza obbligatoria di Stato ha applicato per dare ai cittadini un senso concreto di uscita dal passato. Da ministro della Cultura prima e da sindaco della capitale poi, ha promosso la trasformazione della triste Tirana comunista in una città moderna e di bell'aspetto. Da premier il suo obiettivo strategico, conseguito l'ingresso dell'Albania nella Nato, è l'ammissione del Paese nell'Ue.

L'Italia è il suo principale alleato europeo, i nostri imprenditori un volano formidabile per il rilancio dell'economia locale, Giorgia Meloni una partner con cui è stato costruito un rapporto di fiducia personale, basato anche come politica impone su do ut des come quello annunciato ieri.

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