L'affluenza bassa, in netto calo rispetto alle precedenti tornate elettorali, tiene con il fiato sospeso i cittadini di Emilia Romagna e Umbria. Tutte le previsioni sono destinate a scontrarsi con la «variabile» impazzita.
Si registra un meno 20% rispetto al 2019 quando si votava però in una sola giornata. Nel mini-turno delle regionali il dato sulla corsa alle urne fa registrare un clamoroso balzo indietro. In Emilia Romagna l'affluenza alle 19 è ferma al 30.47% rispetto al 52 del 2019. Il picco si registra a Ravenna con il 34%. In Umbria non si va oltre il 31%. Tutto ritorna in gioco con gli scenari più improbabili.
Maurizio Gasparri accende la polemica: «Esisteva, un tempo, il silenzio elettorale. Mentre le urne erano aperte, nella immediata vigilia, non si poteva fare propaganda elettorale. E, invece, il servizio pubblico radiotelevisivo ha rotto questo principio che, in effetti, nell'epoca dei social e di tante forme di comunicazione appare superato. Pertanto, unendomi a quello che fanno le altre realtà istituzionali, penso che sia legittimo fare propaganda anche oggi e invitare gli elettori a ricordarsi che si vota in Umbria, in Emilia-Romagna e di andare a votare per i candidati presidenti Tesei ed Ugolini ma, soprattutto, per le liste ed i candidati di Forza Italia» attacca il capogruppo Fi al Senato.
In Umbria a giocarsi la partita sono Donatella Tesei, governatrice uscente della Lega, sostenuta da tutto il centrodestra a cui si è aggiunto il sindaco di Terni Stefano Bandecchi e dall'altra parte del campo Stefania Proietti, sindaco di Assisi, appoggiata dal campo largo. Sondaggi a lavoro fino a tarda notte per testare l'impatto del calo della affluenza sulle previsioni. Chiaramente c'è ancora la giornata di oggi dove si potrà votare fino alle 15. Venendo al dato umbro, la previsione più accreditata che gira nelle chat dei partiti è quella di un testa a testa fino all'ultima scheda. Lo scenario più plausibile appare quello sardo con scarto minino tra le due candidate. La sinistra in Umbria ha sparato tutte le cartucce. Comprese quella classica delle inchieste a orologeria. ll trend in Emilia Romagna non cambia. Affluenza in calo con un'eccezione per le zone colpite dall'alluvione. I Comuni coinvolti maggiormente dalle ultime alluvioni sono di qualche punto percentuale sopra alla media regionale che è dell'11,57%, in fortissimo calo rispetto alle regionali del 2020. Secondo i rilevamenti delle 11 l'affluenza, ad esempio, ha raggiunto il 14,4% a Bagnacavallo (Ravenna), ancora più alta nel seggio della frazione di Traversara, diventata uno dei simboli dell'alluvione perché colpita molte volte negli ultimi anni, dove ha votato il 15,4%. A Faenza ha votato il 13,57%. Sopra la media anche i Comuni del Bolognese come Pianoro (12,86%) e San Lazzaro di Savena (13,82%), colpiti nell'ultima ondata. Potrebbe profilarsi in quelle zone un «voto di protesta». Il centrodestra monitora con grande attenzione il dato in Emilia Romagna, storica roccaforte della sinistra dove gli anni di potere rosso hanno sempre generato una massiccia mobilitazione. Qui a giocarsi il dopo Bonaccini sono in due: il sindaco di Ravenna Michele De Pascale del Pd, appoggiato da tutto l'apparato rosso. Mentre il centrodestra punta sulla civica Elena Ugolini. Difficile fare un paragone con il 2019 quando il voto in Emilia Romagna diventò un test nazionale. Da un lato Matteo Salvini che sperava di mandare a casa il governo Conte 2 con la vittoria in Emilia Romagna, dall'altro la sinistra che fu costretta a inventarsi le Sardine per non difendere il fortino.
Oggi c'è meno attesa sul risultato che comunque potrebbe regalare clamorosi colpi di scena. Nella giornata di silenzio elettorale non sono mancati gli appelli: «Non fate casino con il voto disgiunto o altre bambinate perché in Umbria non è consentito», esorta il leghista Claudio Borghi.
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