Un cultore dell'arte, per giunta tedesco di nascita, prestato alla politica italiana. Eike Schmidt (Friburgo, 1968) è il candidato del centrodestra per la poltrona di sindaco di Firenze. Un indipendente che ama la città toscana di un amore assoluto, tanto da averne fatto la sua patria d'elezione. Ora il professor Schmidt corre per Palazzo Vecchio dopo che per otto anni è stato il Sovrintendente degli Uffizi.
Professore alla vigilia del voto (oggi chiuderà la sua campagna elettorale) quali sensazioni prova? Glielo chiedo perché da sempre la piazza fiorentina è avara con gli aspiranti sindaci di centro-destra.
«L'umore è alle stelle. E intorno a me sento molto entusiasmo. Anzi, molti sostenitori, soprattutto quelli con qualche anno sulle spalle, mi dicono che mai avevano registrato tanto favore intorno a un candidato di centro-destra».
Una sorpresa?
«È la mia prima campagna elettorale. Quando è partita mi hanno subito messo sull'avviso: porta pazienza, capiterà che ti fischino, che mostrino intolleranza, nel gioco della politica è così e bisogna sapere a cosa si va incontro e sopportare. E invece la mia sorpresa è stata enorme. Mi sarà capitato al massimo un paio di volte che qualcuno abbia borbottato o mi abbia fischiato. Mi è persino capitato di entrare in un bar ed essere accolto da un applauso spontaneo».
Come direttore degli Uffizi era già un personaggio pubblico. L'avranno sicuramente fermato per strada e salutato.
«Prima capitava forse una o due volte al giorno. Ora mi capita dovunque e in qualunque momento».
Da indipendente ha già mostrato una certa dose di anticonformismo scegliendo il murale di via Canova che ritrae Antonio Gramsci come quinta del suo comizio finale di oggi.
«E non solo. Il nostro comitato elettorale è proprio in viale Gramsci».
Vuole disorientare gli elettori di sinistra?
«Il mio interesse per Gramsci non è isolato. Ai suoi tempi è stato letto sicuramente come teorico del comunismo, però a rileggerlo oggi offre spunti che possono adattarsi benissimo anche a chi ha posizioni moderate o a chi si pone a destra. Basti pensare a intellettuali e giornalisti come Alain de Benoist, Alessandro Giuli e lo stesso ministro Sangiuliano. Il suo umanesimo, la sua difesa della polis e della cultura popolare ne fanno un autore che parla a tutti».
Fratelli d'Italia, in altri tempi, se la prese con l'allora sindaco Nardella per questi murali con cui tappezzava la città e che facevano parte di una sorta di Pantheon di sinistra.
«Gramsci è di tutti. E gli ultimi ritratti, penso per esempio a quello dedicato a Davide Astori (capitano della Fiorentina, scomparso nel 2018, ndr) sono dedicati a personaggi legati alla città».
La prima cosa che farebbe se fosse eletto sindaco?
«Cercherei di decentralizzare l'arte. La città ha un patrimonio eccezionale, ora tutto concentrato in meno di due chilometri quadrati. Bisogna far vivere i rioni che hanno una loro distinta personalità. Ci sono così tante opere che soltanto a Firenze può capitare di dover tenere dei Botticelli nei depositi».
In campagna elettorale ha battuto spesso sul tema del decoro e della sicurezza.
«Ora quasi tutti i miei avversari ne parlano ma un temo era un tema soltanto nostro. E io non parlo per astrazioni. Ci sono studi che dimostrano come il decoro favorisce la sicurezza. Amministrando gli Uffizi, poi, ne avevo fatto una questione fondamentale. E ha portato i suoi frutti».
Lei ha detto che ha scelto la destra perché la sinistra si è dimenticata dei deboli.
«Intatti. È così. E non soltanto a Firenze ma in tutta Italia».
Al ballottaggio chiederà i voti a qualcuno a sinistra? Mi viene in mente Renzi, a esempio.
«Renzi ha a
disposizione un solo voto, come tutti gli altri fiorentini. Ho già avuto modo in campagna elettorale di rendermi conto che la mia candidatura è vista come trasversale. In caso di ballottaggio potrebbe essere un vantaggio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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