Una bambina veronese di 10 anni potrebbe aver contratto l'epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta su cui sta indagando l'Oms.
La piccola venerdì è arrivata al pronto soccorso pediatrico di Borgo Trento perché stava molto male. I sintomi erano di quelli che mettono in allarme, perché presentava colorito itterico, mal di pancia, diarrea, nausea, vomito. «I classici segnali di una infiammazione epatica - hanno spiegato al quotidiano l'Arena i sanitari dell'azienda ospedaliera - e questa è stata confermata poi dagli esami del sangue. Aveva, insieme ad altri valori sballati, soprattutto le transaminasi epatiche alte, indice evidente di danni al fegato».
Così la bimba è stata ricoverata d'urgenza nel reparto di pediatria dell'ospedale della Donna e del Bambino ed è entrata nel monitoraggio richiesto dall'Oms e avviato nel nostro paese dal Ministero della Salute il 14 aprile.
A gennaio due adolescenti sono stati curati per la stessa patologia e fortunatamente sono guariti. La bambina veronese è il quarto caso inserito nello screenig, anche se quelli sospetti in Italia sono undici. Per fortuna la piccola sta migliorando e gli enzimi epatici stanno scendendo.
Questa epatite acuta di origine sconosciuta che si sta diffondendo tra i bambini è partita dall'Inghilterra ed è arrivata in America passando per l'Europa. L'Oms ha indicato come possibile causa un adenovirus, ma non è l'unica ipotesi. Al 21 aprile nel mondo erano stati segnalati almeno 169 casi da 11 Paesi nella regione europea e in un Paese nella regione delle Americhe. E per un bambino su dieci è stato necessario ricorrere al trapianto di fegato. Il problema è più grave nel Regno Unito e nell'Irlanda del Nord dove si contano 114 segnalazioni, 13 in Spagna, 12 a Israele, 9 negli Stati Uniti d'America, 6 in Danimarca, 5 in Irlanda, 4 nei Paesi Bassi e Italia, 2 in Norvegia e Francia, uno in Romania e Belgio. Ma l bilancio è in continuo aggiornamento.
«La nuova epatite acuta che contagia i bambini è ancora in una fase iniziale e la rete pediatrica nazionale è ben strutturata, però sono allarmata perché i casi rischiano di aumentare», ha dichiarato in un'intervista Annamaria Staiano, professoressa ordinaria di Pediatria a Napoli e presidente della Società italiana di pediatria. «Due settimane fa è stata data la notizia al Congresso della Società europea di Gastroenterologia pediatrica di un cluster di epatite virale acuta in Inghilterra non classificabile da A ad E - ha spiegato -. Una settimana fa la notizia è diventata di dominio pubblico e altre società scientifiche hanno iniziato la sorveglianza necessaria a identificare nuovi casi in tutto il mondo».
Non ci sarebbero legami con il Covid, ma i medici tengono alta la guardia. Nei piccoli pazienti si presenta come un problema gastroenterologico.
Gli specialisti avvertono che qualora i sintomi proseguissero per oltre una settimana, l'indicazione è quella di far vedere subito i bambini dal pediatra. In caso di ittero, invece, i pazienti devono essere subito portati in pronto soccorso, perché l'evoluzione è rapida e nei casi più gravi c'è bisogno di un trapianto di fegato.
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