Era vivo. Anche lui, come il fratellino partorito l'anno dopo. Chiara lo lasciò morire e da allora continuò a mentire e ad agire come nulla fosse. È questa la verità che emerge dai resti del primo dei due bimbi di Traversetolo. Non voluti, messi al mondo e poi sepolti nel giardino di casa, come si nasconde qualcosa di andato storto. La Procura di Parma, guidata da Alfonso D'Avino ha ricevuto, come ha anticipato Gazzetta di Parma, i primi risultati di un'analisi difficilissima condotta da un pool di anatomopatologi e medici legali che aveva il compito di analizzare le piccole ossa ritrovate sotto la siepe della casa di Chiara Petrolini. Una lunga attesa, per una verità che suona come una conferma alle ipotesi fatte inquirenti: Chiara agì come una fotocopia con i suoi due figli. Se per il secondo bimbo, dissepolto dal cane di famiglia il 9 agosto, l'autopsia, nell'immediatezza dei fatti, ha permesso di capire che il bimbo fosse nato vivo e morto dissanguato, per il cordone non clampato; per il secondo bimbo tutto è stato più complesso. Riaffiorato dalla terra, grazie all'intuizione degli inquirenti sulle piccole ammissioni di Chiara, il 7 settembre 2024, ma nato oltre un anno prima, a metà maggio 2023, l'assenza di tessuti molli e cartilagini, ha richiesto più tempo. Il primo bimbo sarebbe nato di 40 settimane: questo dice la lunghezza delle sue piccole ossa.
Molto difficile pensare, quindi, ad una morte fetale, perché Chiara, in quel caso, non avrebbe davvero potuto espellere da sola, senza gravi conseguenze, che invece non ebbe, un bimbo arrivato a termine gestazione. «Lo scossi, non si mosse, allora scavai una buca per seppellirlo». Chiara quindi ha mentito nel raccontare il suo tentativo di ricredersi sulla maternità mai desiderata. Petrolini resta agli arresti domiciliari, in attesa potrebbe passare un altro mese - della decisione della Cassazione sul ricorso proposto dal suo legale Nicola Tria, contro la decisione del tribunale del Riesame di Bologna che ha accolto la richiesta della Procura di Parma: per la 23enne è opportuno, il carcere e non i domiciliari a contatto con i genitori.
La giovane è accusata di duplice omicidio volontario aggravato da premeditazione e parentela e duplice soppressione di cadavere. Intanto la villetta di Vignale è stata dissequestrata. Non c'è davvero altro da cercare, oltre questo abisso, anche se tutto resta incomprensibile.
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