Nuova battuta d'arresto per Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. Dopo il Colorado, anche il Maine ha escluso l'ex presidente americano dalle primarie repubblicane di Usa 2024. Una decisione presa dalla segretaria di stato (democratica) Shenna Bellows sulla base del 14° emendamento, secondo cui i funzionari pubblici sono banditi da futuri incarichi se coinvolti «in una insurrezione o ribellione contro gli Stati Uniti oppure hanno dato aiuto o sostegno a coloro che lhanno intrapresa». «Sono consapevole che nessun segretario di stato ha mai privato un candidato presidenziale dell'accesso al voto, ma sono anche consapevole che nessun candidato è stato impegnato in un'insurrezione», ha spiegato citando l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Per il portavoce della campagna elettorale di Trump, Steven Cheung, si tratta di una decisione «atroce»: «Stiamo assistendo in tempo reale al tentativo di furto di un'elezione», ha proseguito, annunciando che verrà presentato appello per evitare che il provvedimento entri in vigore.
Alla mossa di Maine e Colorado si oppongono Minnesota e Michigan, secondo i quali l'ex presidente può restare in corsa. Anche il segretario di stato della California Shirley Weber ha respinto la richiesta di rimuovere The Donald dalla scheda elettorale, mentre l'Oregon non si è ancora pronunciato. I sostenitori di Trump sostengono con sempre maggior fermezza che i suoi nemici stanno facendo a pezzi la democrazia per impedire il suo ritorno alla Casa Bianca, e persino gli altri candidati repubblicani hanno criticato la decisione del Maine. Il governatore della Florida Ron DeSantis si è chiesto se un segretario di stato repubblicano avrebbe mai potuto squalificare Joe Biden, per Vivek Ramaswamy è un «esempio di minaccia alla democrazia», e l'ex governatore del New Jersey Chris Christie, duro critico del tycoon, ha sostenuto che nessun tribunale dovrebbe escludere un candidato senza un processo che includa prove accettate da una giuria. «Nikki Haley batterà Trump senza imbrogli. Dovrebbero essere gli elettori a decidere chi è eletto», ha poi osservato la campagna elettorale dell'ex governatrice del South Carolina. Peraltro, Haley si è pure detta pronta a concedere la grazia a Trump se sarà eletta presidente, una mossa a suo parere nell'interesse del Paese perché consentirebbe di voltare pagina e a non parlare più di lui.
Intanto aumentano le pressioni sulla Corte Suprema affinché si esprima al più presto sull'eleggibilità dell'ex comandante in capo, anche perché tra meno di tre settimane parte la lunga maratona elettorale con i caucus dell'Iowa. Per il massimo organo giudiziario americano dirimere la disputa sarà la maggiore decisione politica dalle elezioni del 2000, quando consegnò la vittoria a George W. Bush contro Al Gore.
La decisione del Maine con il ricorso di Trump verrà portata prima davanti alla Corte Superiore dello stato, mentre la sentenza del Colorado è già passata attraverso il sistema statale e dovrebbe arrivare direttamente alla Corte Suprema. In ogni caso, entrambi gli stati hanno sospeso il bando mentre si svolge il procedimento legale, il che significa che Trump quasi certamente apparirà in entrambe le schede elettorali alle primarie del 5 marzo.
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