Estetisti e parrucchieri costretti alla "tassa Covid"

Da due a dieci euro a carico del cliente nello scontrino per i costi di sanificazione. La denuncia del Codacons

Estetisti e parrucchieri costretti alla "tassa Covid"

Mascherine per professionista e cliente, protezioni, guanti, sanificazione del posto di lavoro? Ci pensa la «tassa Covid». La fase due della fuga dal Coronavirus per parrucchieri ed estetisti, come per dentisti, bar, ristoranti e per buona parte delle attività commerciali che hanno riaperto, nasconde non poche difficoltà e insidie. Ma anche per i consumatori arrivano sorprese sgradite. A denunciarlo è il Codacons, rilanciato dal Sole 24 Ore, che ha raccontato come, scontrini alla mano, soprattutto centri estetici e parrucchieri stiano reagendo agli obblighi di sicurezza imposti dal virus scaricando parte dei costi sui clienti. Con tanto di voce dedicata, appunto, nello scontrino.

L'associazione consumatori ha segnalato il caso di un parrucchiere che ha chiesto un contributo per presidi Covid pari a 2 euro per un taglio di capelli da 25 euro (contributo peraltro soggetto all'Iva del 22 per cento), e quello di un centro estetico che, accanto alle prestazioni ordinarie (103 euro per epilazione e pedicure) ha aggiunto 4 euro di «contributo Covid-19». Due episodi su tanti che sarebbero stati segnalati al Codacons dai suoi aderenti con un «peso» sulla spesa sostenuta dai clienti che varia dunque da poco meno del 4 per cento a quasi l'otto per cento. In altri casi, sempre secondo il Coordinamento delle associazioni dei consumatori, sarebbero stati segnalati casi di estetisti che impongono ai propri clienti l'acquisto di un kit di protezione al costo di 10 euro per poter usufruire delle prestazioni.

Insomma, una tassa, taglia corto il Codacons. Un balzello anche secondo l'Unione nazionale consumatori, che già mercoledì aveva segnalato per centri estetici e parrucchieri questa «sorta di tassa di solidarietà per le varie spese aggiuntive, come quelle di sanificazione», sulla cui legittimità aveva peraltro espresso «forti dubbi». Una tassa che ricade sui clienti, così come gli stessi rincari denunciati dal Codacons e dalle altre associazioni per i diritti degli utenti nei giorni scorsi: dal caro caffè agli aperitivi, fino al listino dei servizi offerti dagli stessi parrucchieri e dai centri estetici, le riaperture sembrerebbero aver comportato un aumento generalizzato dei prezzi. Dopo i primi giorni, il costo della tazzina dell'espresso, che al Nord sarebbe stato segnalato a quota 2 euro, sembra tornato in limiti ragionevoli, mentre ora pare siano appunto i capelli e i trattamenti di bellezza a veder lievitare il prezzo per i clienti in attesa da mesi di tirarsi a lucido. Il problema, insomma, è il trasferimento a carico dei consumatori dei maggiori costi che gli esercenti dopo il lungo periodo di lockdown imposto devono sostenere per rispettare i requisiti di sicurezza richiesti dall'ultimo Dpcm che ha regolato le riaperture.

Va detto, però, che forse gli stessi esercenti sono vittime a loro volta di una speculazione legata al Covid.

Lo stesso Codacons, infatti, ha denunciato venerdì la moltiplicazione di esposti nelle procure di tutta Italia per chiedere conto dei prezzi-truffa chiesti per la sanificazione dei locali da aziende spesso improvvisate. Con costi che, dall'euro e 50 cent per metro cubo richiesti prima del lockdown, sarebbero schizzati fino a 25 euro, più del 1.600 per cento.

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