Gli ex accusano Conte: “Il flop è suo”

L'ex premier nel mirino di undici "vecchie glorie". Intanto incontra Schlein e "Avs"

Gli ex accusano Conte: “Il flop è suo”
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Tra il Campo Largo e i Cinque Stelle, con una lettera degli ex che lo mettono sul banco degli imputati. Giuseppe Conte tira dritto anche nell'ultima passerella parlamentare prima della pausa estiva. Una giornata che comincia con una missiva di fuoco, firmata da undici ex deputati e senatori del M5s, che difendono Beppe Grillo e smontano la «rivoluzione» dell'Assemblea Costituente. La fronda è incarnata da un gruppo di ex M5s, espulsi nel 2021 per non avere votato la fiducia al governo di Mario Draghi. Tra di loro ci sono Nicola Morra e l'ex sottosegretario all'Economia e Finanze in entrambi i governi Conte, Alessio Villarosa. Ma anche Elio Lannutti e Emanuele Dessì. La firma più attesa era quella di Virginia Raggi, ma per il momento l'ex sindaca ha dato forfait. Gli undici esordiscono accusando il leader di ingratitudine. « L'ingratitudine è una mescolanza di egoismo, orgoglio e stupidità, affermava Cartesio. Di norma, gli uomini sono stupidi, ingrati invidiosi, bramosi degli averi altrui; abusano della propria superiorità quando sono forti e diventano delinquenti quando sono deboli, aggiungeva Voltaire», scrivono gli ex per inchiodare Conte. Villarosa e gli altri tacciano l'ex premier di voler trasformare il M5s in un «clone del Pd». Rivendicano il no alla fiducia a Draghi e rinfacciano a Conte di avere cambiato idea: «Ricordiamo le parole di Conte mentre tentavamo di ribadire l'essenza e la storia del M5s che per sua natura non poteva essere perno di un esecutivo di quel genere. La sua risposta fu: Se fossi iscritto a Rousseau, voterei la fiducia a Draghi». «Come può un leader che ha guidato il Movimento dal 32,7% al 9,99% non assumersi minimamente la colpa di questo tracollo?», è l'altra stoccata. E Grillo? «Ha sicuramente commesso errori ma ha dato l'anima per far nascere l'unica vera innovazione capace di far tornare entusiasmo nei confronti della politica». «Più che interna la definirei fronda esterna, visto che parliamo di tutti ex eletti del M5s», replica il vice di Conte Michele Gubitosa. «Agli ex colleghi manca troppo il Palazzo e cercano visibilità», liquida la questione un deputato pentastellato. Mentre la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone si esprime a favore del limite dei due mandati.

Conte fa spallucce. «Sto pensando al processo Costituente, che sta andando benissimo», risponde alla Camera alle domande sull'uscita dal M5s del senatore Antonio Trevisi, approdato a Forza Italia. Quindi a Montecitorio incontra la segretaria del Pd Elly Schlein per una ventina di minuti. Sul tavolo del Campo Largo c'è il dossier delle regionali in Liguria, con il leader del M5s che vede anche l'ex ministro del Lavoro Andrea Orlando del Pd, candidato governatore in pectore. Conte incontra Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.

L'obiettivo è sbarrare la strada della coalizione a Matteo Renzi. «La politica non è una partita di calcio e nemmeno di beneficenza», dice Fratoianni. «Non ricadiamo negli errori del passato», conferma Bonelli. Ora Conte deve convincere Schlein.

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