"Fallimento globale. Tradire una promessa è scelta da vigliacchi"

Lo storico: "La colpa è di tutto l'Occidente. In Afghanistan la ritirata dei nostri valori"

"Fallimento globale. Tradire una promessa è scelta da vigliacchi"

Kabul come Saigon. «Sì - annuisce Ernesto Galli della Loggia, storico, accademico, uno dei più noti intellettuali italiani - quando ci si avvita in certe situazioni, la sequenza degli avvenimenti si ripete. Là la fuga degli elicotteri assediati dalla gente disperata, qui gli aerei presi d'assalto. Il copione più o meno è lo stesso e ci interroga profondamente».

Colpa degli americani?

«Colpa dell'Occidente, di tutto l'Occidente».

Di tutti i Paesi alleati?

«Di più: delle nostre società che non hanno mai sentito alcun tipo d'impegno civile o politico nei confronti dell'Afghanistan. Lei ha mai visto un qualche partito politico, magari di destra, presentare ad esempio una mozione negli anni scorsi per rimanere in quel Paese quando era ormai chiara la prospettiva dell'abbandono? O una qualche assemblea di solidarietà verso le donne di quel popolo?».

Eravamo a Kabul da vent'anni, una stagione lunghissima.

«Noi siamo andati a Kabul dopo l'11 settembre, poi abbiamo progressivamente ridotto la nostra presenza. Non sarebbe stato elegante andarsene subito, ma il disimpegno era evidente».

Avremmo dovuto puntellare un governo che si è squagliato in pochi giorni?

«Noi, noi occidentali, avevamo fatto una promessa e non l'abbiamo mantenuta. Siamo dei vigliacchi, anche se Di Maio dice che non abbandoneremo gli afghani. Molti però già in queste ore rischiano una morte atroce. La verità è molto più semplice».

E qual è?

«La verità è che l'Occidente non ha più valori forti, non sa più mettersi in gioco e rischiare».

L'opinione pubblica americana non voleva avventure pericolose.

«Appunto. I talebani mettono in conto la morte, noi vogliamo, anzi pretendiamo tranquillità, benessere, l'orizzonte sgombro da problemi. Biden o Trump fa poca differenza, perché questo vuole l'opinione pubblica americana e in fondo pure la nostra. Ci possono essere divergenze su questo o quel punto, ma si tratta di sfumature».

È il declino dell'Occidente?

«Se ne parla da almeno un secolo e credo che il discorso non sia fuori luogo nemmeno oggi. C'è una caduta dei valori, degli ideali, dello spirito di sacrificio davanti a situazioni eccezionali».

Per Biden toccava agli afghani: se hanno fallito sono problemi loro.

«A parte il fatto che i problemi sono anche nostri, c'era sicuramente una parte della società che non voleva il ritorno dei talebani e anzi aveva una paura terribile di ritrovarli. Noi abbiamo tradito questa aspettativa, poi si può discutere su tutto, anche se l'Afghanistan sia compatibile con una democrazia. Ma questi sono i discorsi del giorno dopo».

Ci sarà un ritorno del terrorismo?

«È chiaro che quel che sta succedendo avrà conseguenze importanti, ma oggi mi preme sottolineare la viltà dell'Occidente e la sua incapacità di darsi un traguardo importante. Le democrazie funzionano così: il silenzio dei politici è il silenzio delle società che non vogliono impegnare energie e mezzi e non vogliono mettere a repentaglio nemmeno una vita umana per una causa che non li appassiona».

Sono calcoli miopi, come si dice in questi casi?

«Sono ragionamenti che si fanno normalmente in tutti i paesi dell' Occidente. Meno preoccupazioni, più comodità. Possono esserci accenti diversi, in Italia o negli Stati Uniti».

Siamo dentro una cultura nichilista?

«Se vuole. Siamo sicuramente un po' vigliacchi. Smettiamola almeno di essere ipocriti».

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