Fallisce il blitz dei filopalestinesi Pd

Dopo un lungo travaglio, Schlein non manderà delegazioni all'evento "pacifista" di oggi

Fallisce il blitz dei filopalestinesi Pd
00:00 00:00

L'elaborazione della linea è stata lunga e tormentata. Ma alla fine il tentato blitz per spostare il Pd sulla linea del «pacifismo» filo-palestinese è fallito. E Elly Schlein ha deciso che nessuna delegazione ufficiale del partito (e tantomeno lei) sarà presente oggi alla manifestazione promossa a Roma dalla Rete Pace e Disarmo.

La leader dem ha resistito alle pressioni della sua ala sinistra, alla tentazione di non farsi scavalcare da M5s che sarà lì con il leader maximo Giuseppe Conte, e anche al tentativo di alcuni dei suoi di metterla davanti al fatto compiuto, annunciando l'adesione Pd prima che venisse decisa. Ieri la posizione ufficiale è stata affidata al responsabile esteri Giuseppe Provenzano, e il linguaggio cesellato al Nazareno è volutamente oscuro: in piazza, si spiega, sono «chiamati i cittadini e non i partiti», e in nome della difesa dei civili «israeliani e palestinesi». In piazza, conclude Provenzano, «tra i molti cittadini, sicuramente ci saranno anche tanti esponenti del Pd».

Un modo indiretto per dire che il Pd non ci sarà, e che chi partecipa lo fa solo «a titolo personale». Troppo sbilanciata la piattaforma della manifestazione, i cui organizzatori non fanno mistero di chi ritengono il vero Nemico: non Hamas, ma Israele. Certo, scrivono, «ogni forma di violenza va condannata», ma occorre «guardare in faccia le cause» del orrendo pogrom del 7 ottobre: «Questa crisi non è scoppiata all'improvviso: Israele ha una lunga storia di crimini contro l'umanità impuniti». Ergo, serve la sospensione di ogni «azione militare». É lo stesso copione «pacifista» visto per l'Ucraina: ad attuare il «cessate il fuoco» deve essere Gerusalemme (o Kyev) e non l'aggressore.

Persino l'ineffabile Conte si è reso conto che il rischio di degenerazione era elevato: tant'è che nelle ultime ore ha implorato gli organizzatori della manifestazione di imporre non solo l'assenza di bandiere (il rischio che facciano capolino quelle di Hamas o Isis, o che venga dato fuoco a quelle di Israele, è alto) ma anche che sia «silenziosa». Gli slogan anti-semiti o pro-islamisti, sentiti in tante piazze occidentali, metterebbero in difficoltà l'ex premieri.

La svolta impressa da Schlein ha avuto un immediato contraccolpo: il fuggi fuggi dei dem dalla manifestazione. Anche nell'ala più movimentista: incerto Marco Furfaro, Andrea Orlando è a Manchester con il sionista Bernie Sanders, il catto-pacifista Graziano Delrio è a La Spezia, Arturo Scotto è «fuori Roma», la capogruppo Chiara Braga a Venezia. Persino Marta Bonafoni, molto spostata sull'ala filo-palestinese, diserterà, con la scusa di presidiare uno stabile occupato che viene sgomberato. Alla fine ci saranno probabilmente Laura Boldrini, Marina Sereni e pochi altri.

Per decidere la linea, Schlein ha riunito ripetutamente il gruppo di consultazione informale che da mesi guida la linea di politica estera del Pd, e di cui fa parte anche l'ala moderata e «atlantica» del Pd: dall'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini all'ex sottosegretario ai rapporti con la Ue Enzo Amendola alla ex responsabile Esteri Lia Quartapelle.

Un gruppo costituito proprio per evitare gli scivoloni recenti su spese militari e voti al Parlamento europeo sull'Ucraina. E li ha ascoltati con attenzione: «Ha scelto una posizione più coraggiosa di quella che avrebbero avuto altri segretari», nota il dem Emanuele Fiano.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica