Fazzolari: "Giorgia in America tutelerà gli interessi occidentali"

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio alla presentazione di "L'eresia liberale", il libro del direttore Sallusti: "Sarà un viaggio ricco di insidie"

Fazzolari: "Giorgia in America tutelerà gli interessi occidentali"
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Lui non parla, mai. Non appare in tv, per carità. Non si fa vedere: pochi conoscono la sua voce e qualcuno pensa che in realtà non esista. Invece riesce a farsi sentire bene, grazie alla velina, il rapporto quotidiano con cui dà la linea al partito. E non si muove volentieri. «No, non vado a Washington, non reggo i ritmi di Giorgia. Poi questo sarà un viaggio pieno di insidie, ma la Meloni tutelerà gli interessi occidentali. Dopo una trasferta così, lei tornerà fresca fresca a Palazzo Chigi, io avrei bisogno di due giorni di riposo assoluto per riprendermi». Ecco a sorpresa il «Fazzo» in versione chiacchierona e salottiera, moderato, un po' democristiano sul palco del teatro dei Servi, per la presentazione dell'ultimo libro di Alessandro Sallusti, «L'eresia liberale». Politica, economia, riforme, qualche aneddoto universitario. Altro che, se parla.

C'è attesa per il vertice alla Casa Bianca. «Non sarà facile per la premier», dice Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. «Si sono già visti tre o quattro volte, però questo sarà il primo bilaterale ufficiale e i dazi saranno l'argomento principale. Noi viviamo da sempre di libero scambio e abbiamo un export di 67 miliardi con gli Usa e una politica fortemente protezionistica danneggerebbe l'Italia e l'Europa». Che si può fare? «Giorgia non ha un mandato esplicito per parlare per conto della Ue, tuttavia forse per lei, rispetto ad altri, è più facile parlare in modo chiaro e sincero con Trump e credo che ci sia un forte interesse dell'Unione che si giunga a un accordo conveniente per tutti». Metodo Berlusconi? «Si. Sappiamo come i rapporti personali siano fondamentali per le grandi scelte. Bisogna evitare che le posizioni si irrigidiscano, con decisioni prese sull'impeto».

Insomma, spiega l'eminenza grigia del governo, «Meloni lavorerà per gli interessi occidentali, che sono unici per tutti».

Stesso discorso per l'Ucraina. «Al di là delle attività americane, la posizione italiana non cambierà perché non è ideologica e persegue l'interesse nazionale». Non si tratta soltanto di appoggiare un popolo aggredito «che lotta per la sua libertà», ma di difendere la nostra civiltà. «Se Kiev capitola, l'Europa non sarà più sicura. Quello che succede al nostro vicino di casa, può capitare a noi, anche l'Italia può trovarsi in pericolo». L'espansionismo russo era già noto, «quello che non era prevedibile e l'eroica resistenza dell'Ucraina, roba di altri tempi, dobbiamo ringraziarli e continuare a sostenerli, non arrenderci».

Certo poi le spese militari aumenteranno, e non è un fatto che porta voti. Anzi. «Prima o poi la storia presenta sempre il conto. Che gli Usa ponessero il problema di aumentare i contributi alla Nato era nelle cose. Del resto non ci sono libertà e indipendenza se qualcun altro si occupa della tua sicurezza». Il governo vuole rispettare gli impegni internazionali arrivando al due per cento del pil i soldi destinati alla difesa. «Forse già nel 2025», ipotizza Fazzolari. Un esercito Ue? Piuttosto, l'obbiettivo più realistico è di creare una colonna europea dell'Alleanza Atlantica, «altrimenti saranno sempre gli Stati Uniti a dettare le condizioni». E comunque il riarmo tedesco «non è un pericolo ma un valore aggiunto».

Più tranquillo, pare, il fronte interno. O no? «La Meloni non vuole governare tanto per stare al governo. Si andrà avanti finché ci saranno le condizioni, quando non ci saranno più». Poi il sottosegretario aggiusta subito. «Nessuna sfumatura da retroscena, i rapporti nella maggioranza sono ottimi sia a livello umano che politico». Tony Blair, come ricorda Sallusti, diceva che servono dieci anni per cambiare un Paese, o lasciare un'impronta. Fazzolari non ne fa una questione di durata. «Noi vogliamo realizzare le riforme promesse, il premierato, la giustizia, l'autonomia differenziata, e ridare al popolo italiano fiducia nello Stato».

Intanto, dice, «abbiamo il record dell'occupazione, il lavoro precario diminuisce, la stabilità attira investimento. Sono i problemi che interessano alla gente», parola di chi è laureato in economia con professori comunisti. «Mi hanno dato 109».

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