"Fdi ha pensato ai voti. Lega più vicina sulla Ue. Scongiurata una crisi"

Il ministro degli Affari regionali: "Quirinale e governo più forti grazie a Berlusconi"

"Fdi ha pensato ai voti. Lega più vicina sulla Ue. Scongiurata una crisi"

Dal ciclone Quirinale che ha aperto una nuova fase politica al Cdm che ha sancito la ripartenza del governo Draghi. Come cambieranno gli scenari? Risponde il ministro degli Affari regionali, Mariastella Gelmini

Ministro, condivide la delusione di lettori ed elettori per la mancata ascesa al Colle di un esponente del centrodestra?

«Intanto mi faccia dire che si è scongiurata una crisi sistemica, e con la riconferma di Sergio Mattarella si è protetta la stabilità e confermata la fiducia ad un governo, quello di Mario Draghi, che sta portando il Paese fuori dall'emergenza. Ex malo, bonum. Avremo ancora un galantuomo al Quirinale, un presidente che ha saputo guidare l'Italia in uno dei momenti più difficili della storia della Repubblica. La sua dedizione alle istituzioni ha fatto sì che ritirasse l'indisponibilità al secondo mandato e si sbloccasse quindi una situazione oggettivamente complicata. E avremo un esecutivo forte. E tutto questo grazie alla lungimiranza del presidente Berlusconi».

Il governo Draghi riparte dopo il lungo stallo legato al Quirinale. Ha la sensazione di un esecutivo fiaccato e di un premier indebolito dai veti sul suo nome come capo dello Stato, tra i quali quello di Forza Italia?

«Semmai il contrario. Il Parlamento ha voluto mantenere il premier alla guida dell'esecutivo, proprio per la sua figura indispensabile e insostituibile. Draghi al governo è come avere una Ferrari: chi non lo vorrebbe in questo momento? Ripartiamo più forti di prima e con le idee chiare su quello che dobbiamo fare in campo economico, sociale e pandemico».

All'indomani dell'elezione di Mattarella il coordinatore di Fi Antonio Tajani ha affermato al Giornale che il centrodestra deve ripartire nell'interesse del Paese, senza guardare i sondaggi. Che voto attribuisce ai leader dell'alleanza sulla partita del Colle?

«Non mi piace dare pagelle, e non lo farò neanche in questo caso. La vera anomalia è che nel centrodestra ci sono forze che, a fronte di un'emergenza di proporzioni mai viste, hanno scelto l'interesse nazionale e si sono rimboccate le maniche ed altre, come Fratelli d'Italia, che legittimamente hanno scelto di massimizzare il consenso, stando all'opposizione. E dunque si è verificata una asimmetria che è stata una concausa anche del risultato sul Quirinale. Se fossimo stati tutti nella maggioranza che sostiene Draghi, oggi racconteremmo un altro film».

Ieri sul Giornale Matteo Salvini ha lanciato la proposta di un partito repubblicano liberale e garantista, mentre Giorgia Meloni ha parlato di centrodestra da rifondare in toto. Lei ha una proposta alternativa?

«Io lavoro da sempre per far crescere l'area moderata, popolare e liberale nel centrodestra. Al netto delle considerazioni sulla forma partito, mi è parso positivo l'accento dato da Salvini ai contenuti e alla difesa dell'azione del governo Draghi. Le parole sull'Europa, seppure ancora timide rispetto alla trasformazione in atto e alla straordinaria innovazione introdotta con il Next Generation Eu, sono significative e vanno a mio avviso accolte con attenzione, insieme al voto dato anche dalla Lega alla nuova presidente del Parlamento europeo. Chi come me fa parte di un movimento come Forza Italia, che non ha mai avuto dubbi su Europa ed Euro, oggi può registrare che anche la Lega si avvicina alle nostre posizioni».

E che partita giocherà la delegazione azzurra al governo (Brunetta-Gelmini-Carfagna), considerata l'ala del partito più legata a Draghi?

«È un onore far parte del governo, ma noi siamo prima di tutto esponenti di Forza Italia. Nel governo portiamo avanti le storiche battaglie del presidente Berlusconi per le partite Iva, per le piccole e medie imprese, per una transizione ecologica sostenibile, per alleggerire la pressione fiscale. Grazie al centrodestra di governo e grazie al presidente Draghi stiamo dando agli italiani le risposte concrete che si aspettano dalla politica».

Partiti spaccati, un governo con pochi mesi di vita per l'incombenza delle Politiche 2023, il dibattito sulla legge elettorale per variare il quadro politico. Quale scenario prevarrà nei prossimi mesi?

«Dentro ogni partito e dentro ogni coalizione serviranno momenti di riflessione. Ma il governo Draghi ha un anno importantissimo davanti. Se ci voltiamo indietro e guardiamo a cosa è stato fatto in 11 mesi dobbiamo essere orgogliosi dei risultati raggiunti: a inizio 2021 nessuno avrebbe scommesso un euro su un Pil a +6,5%. Ecco, il nostro obiettivo deve essere quello di replicare e migliorare tutto questo, e rispettare il cronoprogramma del Pnrr. E nel farlo dobbiamo mantenere costante il dialogo con le Regioni e con gli amministratori locali, veri protagonisti di questa stagione. Della legge elettorale non parlo, non penso proprio sia un tema che interessi ai cittadini».

Come ministro degli Affari regionali ha partecipato a tutte le cabine di regia sulla pandemia. Ipotizzi una scadenza per la cessazione di restrizioni e il ritorno alla piena normalità.

«Con l'altissimo numero di vaccinati che abbiamo e con una variante, la Omicron, molto contagiosa ma meno aggressiva, credo sia giusto ragionare su nuove misure meno restrittive. Stiamo lavorando per la scuola: abbiamo tanti ragazzi immunizzati e che a mio avviso dovrebbero essere esentati dalle quarantene.

E poi c'è una riflessione in atto sull'opportunità di rivedere i colori: giallo e arancione, con le limitazioni esistenti per i no-vax, sono meno utili che in passato, io lascerei la sola zona rossa per le situazioni più gravi».

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