Fiasco calcolato. E da Khamenei nuova minaccia. "Gerusalemme sarà musulmana"

"Anche se quasi tutti i missili e droni sono stati intercettati gli iraniani hanno raggiunto due obiettivi strategici"

Fiasco calcolato. E da Khamenei nuova minaccia. "Gerusalemme sarà musulmana"
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«Anche se quasi tutti i missili e droni sono stati intercettati gli iraniani hanno raggiunto due obiettivi strategici: il primo, che la rappresaglia annunciata c'è stata e questo serve sul fronte della credibilità interna e con gli alleati regionali. Il secondo che hanno dimostrato, per la prima volta, di riuscire a raggiungere Israele con una minaccia massiccia». L'analisi a caldo con il Giornale di un alto ufficiale occidentale in Medio Oriente fa capire che per la Repubblica islamica «il dado è tratto».

La linea della «pazienza strategica» della guida suprema del paese, il grande ayatollah Alì Khamenei è superata su pressione dei Pasdaran. Fino a oggi l'Iran mandava avanti i giannizzeri locali, dagli Hezbollah agli Houthi. «Adesso è stata varcata la linea rossa dell'intervento diretto - spiega Nicola Pedde del Institute for Global Studies - E il cambio strategico è avvenuto nel passaggio generazionale fra la vecchia guardia di Khamenei a favore dei Pasdaran». La guida suprema ha 84 anni e il comandante dei Guardiani della rivoluzione, generale Hossein Salami, fa parte della generazione che sta occupando tutto il potere. Non caso ha annunciato, subito dopo l'attacco, che esiste «una nuova equazione» in Medio Oriente: «D'ora in avanti ci sarà una risposta diretta contro Israele ad attacchi del regime sionista contro i nostri interessi, beni, personalità e cittadini, ovunque e in qualunque momento». Lo stesso Khamenei, a sera su X, cerca di superare i Pasdaran. «Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina».

Il Parlamento, è stato monopolizzato dai cosiddetti Paydari, legati ai Guardiani della rivoluzione, «più radicali dei conservatori» osserva Pedde. Non a caso si sono riuniti nel Majles, dopo gli sciami di droni e razzi contro Israele, gridando «grazie Pasdaran». Non stiamo parlando solo di una forza armata composta da 200-250mila uomini con la costola per le operazioni speciali all'estero al Qods e una propria intelligence. «I Pasdaran sono uno stato nello stato, che oltre alla struttura militare si è espanso nell'economia, nel sociale e controllano l'industria degli armamenti, i media», sottolinea l'esperto di Iran. La Repubblica islamica si sta preparando alla possibile reazione israeliana con un arsenale di almeno 3.000 missili balistici che possono colpire ovunque in Medio Oriente. E mandano moniti anche agli americani: «Se parteciperanno alla possibile prossima mossa aggressiva dei sionisti, la sicurezza delle loro basi e forze nella regione mediorientale sarà a rischio» ha annunciato il capo di Stato maggiore iraniano, Mohammad Bagheri. Gli Stati Uniti hanno dislocato in diversi paesi dell'area 46.500 uomini e flotte vicine a Hormuz, nel Mar Rosso e nel Mediterraneo.

La popolazione iraniana è fortemente preoccupata e lo dimostrano le code ai distributori di benzina sabato notte a Teheran per fare il pieno dopo l'attacco. Gli iraniani hanno avvisato della rappresaglia i vicini, 72 ore prima, ma pure minacciato la Giordania che ha abbattuto droni e missili mettendo in guardia gli altri paesi arabi dall'intervenire come «scudo». Pedde spiega che «volevano mostrare la bandiera superando la linea rossa dello scontro diretto anche se con un fiasco calcolato per evitare la rappresaglia immediata». Se e quando gli israeliani reagiranno la partita si farà molto più dura: «L'Iran punterà a destabilizzare tutta la regione attraverso le formazioni sciite locali e direttamente con la propria forza militare».

Il vero allarme, però, è la spinta dei filo Pasdaran ad abbandonare qualsiasi controllo internazionale sul nucleare. Il sito per l'arricchimento dell'uranio di Fordow, sta aumentando sensibilmente l'attività secondo gli ispettori dell'agenzia sul controllo atomico dell'Onu.

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