Il fiscalista lo deruba, il pm gli pignora casa

Milanese beffato da un raggiro con finti investimenti a Gela

Il fiscalista lo deruba, il pm gli pignora casa

Ha denunciato una compensazione illegittima del suo consulente fiscale. E la giustizia, dopo aver riconosciuto come anche lui fosse una vittima, gli ha portato via tutto. È l'incredibile disavventura di Ivan Sorrenti, 44 anni, titolare di un'impresa nel settore energetico del milanese, che si è visto riempito di debiti, con la casa sequestrata e messa all'asta. E meno male che un giudice ne ha sentenziato l'innocenza.

Per capire questa storia bisogna andare indietro di una decina d'anni, quando Ivan si rivolge ad un commercialista di Novate Milanese, G.B., per le cartelle di Equitalia. Ha un debito di circa 75 mila euro che con il passaggio a ruolo è diventato superiore ai 150 mila. E vuole risolvere il problema: sono gli anni dei suicidi degli imprenditori e delle cartelle che lievitano a dismisura, con il fisco che non lascia tregua. E, sulla scia delle proteste, è appena nata la legge 3, ribattezzata appunto «salva suicidi», con cui si possono estinguere i debiti. «Ma il mio consulente fiscale racconta Ivan - non se n'era mai occupato. Mi consigliarono così di rivolgermi a questo professionista di Novate Milanese». G.B. gli consiglia intanto di chiedere la rateizzazione massima e gli parla di possibili compensazioni fiscali grazie alla legge 3: «Pagai inizialmente 4mila euro. L'accordo prevedeva poi un 10% da versare sul risparmio effettivamente ottenuto con l'erario». Ivan va allo sportello, ottiene intanto la dilazione e la consegna al professionista. Passano tre anni. «Da Novate mi chiamano e mi dicono di saldare perché l'operazione era andata a buon fine. A quel punto il mio commercialista mi dice di farmi dare le carte sul lavoro svolto prima di pagare». Anche perché la sua posizione debitoria con l'erario risulta di appena 3 mila euro. Troppo poco, anche con la legge 3. Ivan decide di approfondire. Scopre così che G.B. gli aveva fatto compensazioni per investimenti in aree svantaggiate, a Gela, dove non ha mai messo piede. «Una cosa surreale spiega l'avvocato Claudio Defilippi, che difende l'imprenditore tanto che Ivan, siamo nel 2017, denuncia tutto alla Procura di Milano. D'altra parte lui non aveva mai incaricato nessuno di fare un'operazione del genere, che è una palese compensazione illegittima». Ivan si aspetta naturalmente che Equitalia torni a presentargli il conto di prima: «Invece è più o meno raddoppiato dalle sanzioni. E quasi raddoppiato ulteriormente prosegue il legale dagli interessi. Siamo a circa 600 mila euro». Ma è il meno. Due anni più tardi, infatti G.B. viene arrestato per aver fatto compensazioni fasulle in mezza Italia per oltre 20 milioni di euro. E lo stesso Ivan, che lo aveva denunciato, viene indagato in due procedimenti connessi. A Milano e a Gela. «A Milano dice Defilippi il processo si conclude con l'assoluzione nella formula più ampia, ovvero per non aver commesso il fatto, dietro richiesta della Procura stessa. Dunque, un'assoluzione definitiva». Caso dunque chiuso? Nemmeno a parlarne. Perché invece a Gela il procedimento connesso va avanti. E per via della bizzarra normativa che equipara evasori e mafiosi la casa di Ivan viene sequestrata preventivamente. Non solo. Per far fronte ai debiti moltiplicati di Equitalia, Ivan non è riuscito a pagare il mutuo e la banca ha pignorato la sua casa e ne ha chiesto la vendita. Un effetto domino infinito. Dice Defilippi: «Il mio cliente ha ricusato il giudice perché sulla casa insiste anche un fondo patrimoniale. Ma ad oggi non è cambiato nulla. Sicché c'è un uomo che ha fatto scoprire una compensazione illegittima, che è già stato sicuramente riconosciuto innocente in un processo dalla giustizia, cui la stessa giustizia porta via tutto prima ancora dell'esito del secondo troncone del procedimento, caricandolo quattro volte dei debiti che aveva prima e impedendogli, di fatto, di pagare un mutuo. E ora, proprio lui che aveva denunciato, si deve difendere da tutti.

Una cosa così, giuro, non l'avevo mai vista prima. Verrebbe da chiedersi, a questo punto, se alle persone convenga denunciare data la risposta dello Stato. Ma, nonostante tutto, noi abbiamo fiducia nella giustizia e cerchiamo un giudice a Berlino».

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